In questo momento stiamo vivendo un’ondata di freddo non indifferente. Sulle vette delle montagne di tutta la nostra penisola sta cadendo la neve. Per quanto riguarda l’arco alpino la maggior parte degli impianti sono entrati in funzione costante, per la felicità di tutti coloro che sono in settimana bianca.
Durante gli ultimi anni però non è sempre andata così bene. Il clima spesso riserva degli scherzi poco simpatici, che inficiano non poco sull’economia delle località sciistiche. Per questo con gli anni è stata messa a punto una tecnica di creazione di neve artificiale, volta all’apertura di almeno una parte degli impianti.
Bene ma non benissimo
Questo tipo di invenzione fa si che le piste non rimangano completamente chiuse. Un evento del genere sarebbe indubbiamente fatale per una qualunque zona la cui economia è basata sull’attività sciistica e tutto ciò che orbita intorno a questa.
Proprio per questo motivo si cerca di salvare il salvabile. Ma come spesso accade, non si considerano a sufficienza i rischi ambientali che queste trovate comportano. Se domandate ad uno sciatore mediamente esperto vi dirà che la neve artificiale è riconoscibile al 100%. Ha una consistenza completamente diversa. È simile naturalmente, ma l’attrito è totalmente differente.
Inoltre, ricerche effettuate dal WWF hanno messo in luce alcuni dettagli non esattamente piacevoli da sapere. Ogni anno vengono utilizzati per questa causa circa 95 milioni di metri cubi d’acqua e 600 gigawattora di energia, per una spesa totale di 136 mila euro per ogni ettaro di pista.
Inoltre a causa della neve artificiale si soffoca il terreno sottostante, a causa della maggior quantità di acqua presente rispetto alla sua variante “naturale“.