In questi giorni la città di Venezia è stata vittima di un’ondata di acqua alta considerevole. La laguna nella quale sorge il capoluogo veneto ha avuto un rialzo importante, pari a 187 cm in confronto alla quota media rispetto al livello del mare.
Si tratta del livello più alto raggiunto dopo l’inondazione avvenuta nel 1966. Il fenomeno è da sempre noto e caratteristico durante le stagioni di passaggio tra estate ed inverno. La città ha imparato a convivere con questa difficoltà, tanto che l’acqua alta è divenuta perfino un’attrazione per i visitatori che si recano in laguna e che vogliono provare il gusto di indossare i caratteristici stivali impermeabili.
Perché Venezia si ritrova in stato di emergenza?
Ma a cosa è dovuto questo fenomeno? E cosa può succedere al capoluogo veneto nel caso la situazione diventasse critica come in questi giorni?
La crisi di questo periodo è dovuta ad una serie di fattori fisici calcolabili, insieme ad un concatenamento di eventi meteorologici che si verificano spesso nel nord-est della nostra penisola.
Le maree sono un fenomeno collegato al ciclo lunare e a quello del sole. In questo senso, tutto è prevedibile e calcolabile nel dettaglio, ed è compito delle autorità cittadine informare abitanti e turisti dell’incombenza dell’avvenimento. Nel momento in cui però, come in questi giorni, le precipitazioni sono intense ed il vento di scirocco impedisce il deflusso dell’acqua dall’area lagunare, nel momento, quindi, in cui c’è l’alta marea, la situazione sfugge dal controllo umano.
Per questo l’ingegneria civile ha inventato un sistema di controllo, il MOSE, che dopo anni dall’installazione è però ancora in fase di rodaggio. Naturalmente non è potuto entrare in funzione in questo caso, non potendo evitare gli ingenti danni. Inoltre, aggravando la situazione di Venezia e di tutta l’area circostante, la sismologia segnala che negli ultimi anni è in atto un forte abbassamento della placca tettonica su cui è situata la città.