La quantità di diossina a Taranto ha raggiunto valori preoccupanti, tanto da richiedere l’intervento del ministro dell’ambiente Sergio Costa. Nell’arco di un anno la sostanza tossica è aumentata del 916%: nel 2018 si è arrivati a 7,06 picogrammi, 6,29 in più rispetto all’anno precedente. A lanciare l’allarme sono stati Angelo Bonelli, coordinatore nazionale dei verdi, e l’ex allevatore Vincenzo Fornaro, oggi consigliere comunale. I dati rilevati, e successivamente diffusi dalle associazioni ambientaliste, parlano chiaro. Tuttavia, a causa di incongruenze di valori, il ministro dell’ambiente ha chiesto all’Ispra di effettuare degli accertamenti. Inoltre, si è rivolto ad Alessandro Bratti, direttore generale dell’Ispra, per constatare la veridicità dei dati diffusi da Bonelli e Fornero, in quanto non validati dall’Arpa. È stato contattato anche l’ufficio del Sistema Nazionale per la protezione dell’ambiente affinché vengano controllati tali valori.
Un pericolo concreto per l’ambiente e la salute
Secondo quanto affermato da Angelo Bonelli e dal consigliere comunale Vincenzo Fornaro, la diossina è in aumento in particolare nella zona siderurgica. Questo alto tasso d’inquinamento sarebbe, a parer loro, notevolmente peggiorato a causa di mancati interventi appropriati da parte delle autorità. In Francia e in Germania, come in altri Paesi europei, il livello massimo consentito di diossina è di 4 o 5 picogrammi, e qui in Italia siamo vittime di un sistema sbagliato che garantisce l’immunità penale a chi favorisce questa situazione. Queste le parole di sfogo dei due uomini, secondo quanto riportato dall’Ansa.
La denuncia
Per Bonelli e Fornaro la situazione drammatica sarebbe peggiorata grazie ai ministri Di Maio e Costa, i quali hanno confermato la norma che prevede l’immunità penale secondo il decreto 98/2016. In tal modo, la città di Taranto è lasciata nel baratro, mentre la vivibilità della zona peggiora a danno dei cittadini. Per questo motivo, hanno affermato che presenteranno un esposto all’autorità giudiziaria, che provvederà ad aprire, forse, un’inchiesta. Lo scopo dell’intervento è riaccendere la polemica sul caso dell’Aia dell’ex Ilva di Taranto e richiedere nuovi esami. “Invieremo una diffida a Costa, e chiederemo a Di Maio di abrogare l’immunità penale” hanno concluso feroci i due uomini.