Nel pomeriggio del 25 gennaio 2019, in Brasile, è crollata la diga di scarti minerari dell’azienda Vale. L’accaduto ha avuto ingenti ripercussioni sia sugli abitanti di Brumadinho che sull’ambiente.
Oltre il numero esagerato di vittime e di dispersi, la tragedia ha dato luogo ad un disastro ambientale causando il riversamento di ben tredici milioni di metri cubi di rifiuti minerari e fango nell’ambiente circostante. Il fatto accade a tre anni di distanza dalla tragedia di Mariana, dove ben due dighe che trasportavano rifiuti tossici, tra cui fanghi ferrosi contaminati da arsenico, piombo, cromo ed altri metalli pesanti, sono crollate. La fanghiglia si era poi riversata nel fiume Rio Doce, trasportando il materiale inquinante nelle foreste, nei campi agricoli ed infine nel mare. Questo è stato uno dei disastri ambientali più imponenti e terribili verificatosi nella storia del Brasile. I paesaggi e la natura che si ergevano rigogliosi furono spazzati via dal fiume di fango.
L’ambiente paga la negligenza degli uomini al potere
Dopo quasi tre anni, la storia si ripete: una nuova catastrofe nella stessa regione. Greenpeace Brasil e il Wwf condannano fortemente l’accaduto, trattatosi di “crimine ambientale” e non di un incidente. Infatti, il riversamento nei terreni, nelle falde acquifere, nei fiumi e nei campi, avrà ripercussioni sulle vite degli abitanti, della flora e della fauna anche a distanza di anni. Secondo l’associazione ambientalista brasiliana (Greenpeace) il governo avrebbe dovuto trarre un insegnamento forte dal precedente accaduto. Ciò, però, non è successo e ha permesso che la stessa situazione si ripresentasse pochi anni dopo.
“I minerali sono una risorsa limitata che deve essere sfruttata in modo strategico e con un rigoroso regime di licenze e controlli. Il riciclaggio e il riutilizzo devono essere prioritari” spiega Greenpeace.
Purtroppo, sembra che le licenze ambientali vengano rilasciate con più facilità, anche a danno dell’ambiente. Le autorizzazioni ambientali che finiscono nelle mani sbagliate possono essere considerate una vera e propria arma. Ad oggi il bilancio delle vittime è di 65 morti, e 279 dispersi. Fortunatamente, come riportato da Ansa, cinque ingegneri che avevano certificato l’idoneità delle misure di sicurezza della diga, sono stati arrestati.