Rischiano di scomparire i tartufi, gli amati funghi che crescono sotto terra, per colpa del riscaldamento globale. Nel mondo esistono oltre 200 specie che però sono minacciate dai cambiamenti climatici: gli scienziati stanno analizzando i casi
Anche i tartufi rischiano di subire le conseguenze negative dei cambiamenti climatici. E data la produzione che viene sostenuta da una richiesta di mercato elevata, gli scienziati stanno studiando da almeno dieci anni i possibili effetti negativi sulla produzione del tartufo. Un lavoro condotto all’università della Lorenza ad esempio mostra come l’aumento di emissioni di CO2 aumenti la crescita degli alberi e quindi dell’ambiente favorevole ai tartufi ma al contrario l’aumento delle temperature e la diminuzione delle precipitazioni può creare danni alla crescita dei tuberi.
Sostengono gli studiosi che “sicuramente il cambiamento climatico si candida ad essere, per il futuro, il principale responsabile del declino produttivo il quale però sembra essere iniziato già da molti anni a causa anche di altri fattori dovuti all’eccessivo sfruttamento della risorsa tartufo”. Uno studio appena pubblicato arriva a conclusioni più drammatiche. Sono stati analizzati da due ricercatori i dati della produzione di tartufo per un periodo di trent’anni in Spagna, Francia e Italia, collegandoli alle condizioni climatiche dei vari periodi.
Gli studiosi hanno concluso che l’aumento progressivo di siccità e temperature porterà al collasso della produzione di almeno alcune specie di tartufo – ne esistono duecento – in Europa meridionale entro la fine di questo secolo. Rischio che aumenta ovviamente con l’aumentare della quota di tartufo selvatico rispetto a quella coltivata come nel caso italiano. Ad esempio per il tartufo bianco pregiato che si coltiva difficilmente e cresce in modo spontaneo solo in alcuni habitat: i cambiamenti climatici saranno in futuro un grosso problema per l’amatissimo tubero.