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Salvare la lana che finisce in discarica: le pratiche per il riciclo

Ogni anno quasi novemila tonnellate di lana appena tosata finiscono in discarica: considerata di bassa qualità, non viene sfruttata. Ma stanno nascendo filiere di recupero per sfruttare una materia prima di valore

Recuperare la lana considerata di basso valore perché proveniente dalle pecore destinate alla produzione di latte. La tosa di questi animali infatti finisce sotterrata o in discarica: quasi novemila tonnellata di lana non utilizzata perché considerata di bassa qualità. Un dato probabilmente anche inferiore alla realtà perché appunto viene smaltita in vari modi per evitare costi aggiuntivi.

A fotografare questa situazione è stato lo studio “Filare, tessere, colorare, creare. Storie di sostenibilità, passione ed eccellenza”, pubblicato dall’Ispra, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. Dalla lana che si stima venga sprecata potrebbero però essere ricavati cinquemila tonnellate di fibra e 15 milioni di metri quadri di tessuto: ecco perché stanno nascendo già in Italia filiere per il riciclo della lana, da non considerare come un rifiuto, uno scarto, ma un bene da utilizzare.

Esistono effettive possibilità di impiego della lana, in maniera sostenibile, con processi produttivi che implicano l’utilizzo di piante tintorie con cui ottenere pigmenti naturali e fornitrici di fibre tessili con cui recuperare tutta un’importante eredità culturale. Un modo dunque per sfruttare le risorse e minimizzare gli sprechi esiste: soprattutto, può essere il modo per fare opera di recupero di tradizioni e valorizzazione del territorio.

photo credit pixabay.it

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