Una sentenza della corte di Cassazione ha stabilito che vendere le bottiglie d’acqua in plastica dopo che sono state esposte al sole costituisce reato: si mette infatti a rischio la salute dei consumatori
Vendere alimenti in cattivo stato di conservazione è reato: di conseguenza è punibile la vendita di bottiglie d’acqua di plastica esposte precedentemente al sole. Si è esposta così la Cassazione rispetto al ricorso del titolare di un negozio che aveva messo in vendita delle bottiglie dopo averle conservate nel piazzale esterno del suo negozio seppur per breve tempo: si tratta per i giudici di reato di pericolo presunto. Nel caso specifico, il titolare del negozio, in Sicilia, aveva esposto al sole le bottiglie in un periodo dell’anno (tra giugno e settembre) in cui le temperature sono particolarmente alte. Per questo motivo scatta per i trasgressori la multa fino a 1500 euro.
Le bottiglie di plastica esposte al sole infatti, che contengano acqua o altre bevande, tendono a rilasciare sostanze nocive dannose per la salute: se una tantum non si rischia nulla, si possono però avere conseguenze negative per l’organismo se si consumano bevande le cui bottiglie vengono sistematicamente esposte al sole. Per evitare ciò i Nas sequestrano giornalmente decine di bottiglie lasciate al sole, dopo analisi di laboratorio ma anche in seguito a segnalazioni e fotografie.
Per la configurazione del reato è sufficiente infatti che si dimostri che siano state commesse azioni “idonee a determinare il pericolo di un danno o deterioramento dell’alimento” . Il fine è quello di garantire ai consumatori un prodotto che sia stato trattato rispettando le norme di garanzie igieniche. Nello specifico delle bottiglie d’acqua, il reato sussiste perché, come specificato dalla Cassazione, l’acqua è un alimento vivo al pari di olio e vino, e che può dunque subire alterazioni se esposta al sole.
Photo credit: pixabay.it