In Italia, a causa dei cambiamenti climatici, ci sono sette nuove arre costiere a rischio inondazione. L’innalzamento del Mar Mediterraneo causerà la perdita di molti chilometri di spiaggia.
A causa anche delle caratteristiche geologiche della penisola italiana, sette nuove aree costiere sono a rischio inondazione e entro la fine del secolo, secondo gli esperti, avremo una perdita di molti chilometri quadrati di territorio. Le zone più a rischio si troverebbero sul versante adriatico e le regione maggiormente coinvolte saranno soprattutto L’Abruzzo e la Puglia. Le località più a rischio sarebbero Pescara, Martinsicuro (Provincia di Teramo), Fossacesia (Provincia di Chieti) e Lesina (Provincia di Foggia).
Altre aree italiane a rischio inondazioni sono Granelli (Siracusa), Valledoria (Provincia di Sassari) e Marina di Campo sull’Isola d’Elba. I cambiamenti climatici del nostro Paese stanno incidendo in maniera profonda sull’evoluzione del territorio e determineranno negli anni futuri, purtroppo, la perdita di spiagge, anche molto belle, e di aree destinate alle coltivazioni. Il responsabile ENEA ( Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) Gianmaria Sannino, spiega il fenomeno così:
“Il Mediterraneo ha caratteristiche del tutto particolari: prima di tutto assomiglia più a un lago che a un mare, in quanto bacino semichiuso ‘alimentato’ principalmente dall’Oceano Atlantico, attraverso le Stretto di Gibilterra, ma anche dal Mar Nero attraverso lo Stretto dei Dardanelli. Questo travaso di acque avviene perché l’Atlantico è più alto di 20 cm e il Mar Nero di 50 cm rispetto al Mediterraneo, il cui livello è comunque stimato in crescita nei prossimi anni per l’aumento delle temperature”.
Gli studiosi dell’ENEA, in collaborazione con il MIT di Boston, stanno studiando e lavorando per cercare di trovare un nuovo modello climatico. L’obiettivo che si vuole perseguire corrisponde al raggiungimento di un modello che possa integrare dati di carattere geofisico, geologico e ocenografico, per provare a prevedere in maniera il più puntuale possibile l’innalzamento dei livelli del Mar Mediterraneo.