Curiosità

Test sugli animali: cresce il numero in Italia

Il numero di animali utilizzati per fini sperimentali nel 2016 è in crescita rispetto ai dati dello scorso anno. Una situazione allarmante come annuncia Lav, la lega anti vivisezione italiana.

“Il numero totale di animali è incredibilmente in aumento, nonostante i metodi alternativi siano indicati come prioritari sia nella legge nazionale che nel contesto scientifico e normativo europeo. Il numero delle cavie stabulate, utilizzate e uccise ogni anno nel nostro Paese, infatti, non solo non cala drasticamente, come ci si dovrebbe aspettare, ma addirittura aumenta, passando da 586.699 nel 2015 ai 611.707 sacrificati nel 2016 così commenta Lav, come riporta La Stampa, i dati pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale n.60 del 13 marzo 2018.

Ad aumentare i test su conigli, cavalli, capre, topi, ratti, polli e pesci e macachi. Nel 2016 – sottolinea Lav – sono stati 4.610 gli animali “riutilizzati” che significa sottoporre una cavia in un secondo esperimento dopo che ne ha già subito uno. I topi allevati per il solo mantenimento di colonie di animali geneticamente modificati sono 2.173. Nonostante il divieto di procedure didattiche su animali (ad eccezione di alcune deroghe per l’alta formazione universitaria) sono ancora 1.787 quelli sfruttati per tali ambiti.

Chi difende la vivisezione si giustifica dicendo che gli animali vengono anche utilizzati per la conservazione della specie e per la tutela degli stessi, ma solo lo 0.03% del totale degli animali utilizzati viene usato per ricerche riguardanti la protezione dell’ambiente, o nell’interesse della specie stessa: 167 su 611.707 – prosegue la Lav – Questi numeri già di per sé impressionanti sono, in realtà, fortemente sottostimati perché non tengono conto di molte categorie come gli animali usati già deceduti, gli invertebrati o le forme di vita non completamente sviluppate, in un calvario al termine del quale arriva la morte. Impressionante, inoltre, che 280.322 animali vengano sottoposti a procedure con categorie di dolore moderato o grave”.


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Photo Credit Flickr

 

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