Ambiente

Acqua potabile da quella dell’oceano, grazie a dei nanotubi

Un gruppo di ambiziosi ricercatori degli Stati Uniti sta cercando di ottenere acqua potabile attraverso un complesso processo di dissalazione dell’acqua degli oceani

 

Le acque dolci e potabili rappresentano solo il 3% di quelle terrestri. Purtroppo l’uomo può accedere solo ad una minima parte di queste, in quanto la maggior parte è intrappolata in ghiacciai, calotte polari e nelle profondità del sottosuolo. La questione dell’emergenza idrica interessa oggi, molte parti del mondo, interessando oltre 1,2 miliardi di persone (corrispondenti a circa un sesto della popolazione globale), che devono fare i conti con la carenza di acqua potabile. Una soluzione al problema potrebbe arrivare da un ambizioso progetto portato avanti da Aleksandr Noy, un ricercatore del Lawrence Livermore National Laboratory, negli Stati Uniti.

Acqua potabile da quella dell'Oceano, grazie a dei nanotubi

L’idea di Noy è quella di dissalare l’acqua dell’oceano attraverso dei microscopici filtri, i nanotubi. Si tratta di piccolissimi tubi, visibili solo al microscopio, con un diametro di 0,8 nanometri (per averne un’idea, basta pensare che il filo di una ragnatela ha uno spessore di 4.000 nanometri). Le loro dimensioni sarebbero sufficientemente grandi da consentire il passaggio delle molecole dell’acqua, ma abbastanza piccola da bloccare le particelle di sale, più grandi, colpevoli di rendere l’acqua di mare non potabile, rendendoli dei filtri perfetti. “È stato difficile immaginare di far scorrere l’acqua attraverso tubi così stretti – ha commentato Noy. – L’esperimento è stato interessante, perché nessuno sapeva cosa aspettarsi“.

Il sistema, infatti, oltre a risultare efficace nel filtraggio dell’acqua, si è rivelato anche sei volte più veloce rispetto agli odierni impianti di dissalazione. Oltre ad essere più rapido, l’approccio con i nanotubi sarebbe anche più sostenibile rispetto ai sistemi usati oggi, che richiedono ingenti quantità di energia e di denaro per riscaldare l’acqua di mare o per filtrarla. La sfida per i ricercatori è, ora, quella di trovare delle tecnologie in grado di rispondere alle esigenze della dissalazione con i nanotubi. Date le loro dimensioni così ridotte, per essere studiati e analizzati nel dettaglio i nanotubi richiedono il ricorso a computer exascale, dei supercomputer in grado di eseguire un trilione di calcoli al secondo.

Photo credits: Pixabay

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