Salute e benessere

Acqua minerale: come scegliere quella giusta

Come orientarsi nella scelta dell’acqua minerale? È  importante fare attenzione alle caratteristiche riportate in etichetta, soprattutto al residuo fisso e al tipo di minerali contenuto.

Secondo i dati diffusi nel 2017 da Mineracqua, ogni italiano consuma in media 211 litri di acqua al giorno. Cosa differenzia le acque minerali dalla comune acqua di rubinetto? Sono considerate “acque minerali naturali” le acque che, avendo origine da una falda o giacimento sotterraneo, provengono da una o più sorgenti naturali o perforate e che hanno caratteristiche igieniche particolari e, eventualmente, proprietà favorevoli alla salute. Esse si distinguono dalle ordinarie acque potabili per la purezza originaria e per la sua conservazione, per il contenuto in minerali, oligoelementi o altri costituenti e in alcuni casi per taluni loro benefici sull’organismo.  Caratteristica fondamentale dell’acqua minerale è che deve essere imbottigliata così come sgorga dalla sorgente, o con un’aggiunta variabile di anidride carbonica. Sono quindi vietati altri trattamenti. L’acqua del rubinetto invece può, invece, aver subito trattamenti (come filtrazione o clorazione) prima di essere distribuita.

Il residuo fisso è tutto quello che rimane, in peso, sotto forma di polvere minerale, dopo l’evaporazione di un litro di acqua e può essere considerato un primo parametro di scelta dell’acqua. Proprio in base alla quantità totale di sali (“residuo fisso a 180 gradi “), le acque minerali vengono distinte per legge in quattro categorie:

  • Acque minimamente mineralizzate (con residuo fisso minore di 50 mg/l). Sono le meno rappresentano, solo il 9% delle acque minerali italiane in commercio e sono quelle con il minor contenuto assoluto di sali e quindi il loro assorbimento per via gastrica è rapidissimo. Queste acque sono indicate soprattutto nella prevenzione di formazioni di calcoli renali in quanto impediscono la creazione di cristalli di grande dimensioni responsabili per l’appunto dei calcoli.
  • Acque oligominerali (tra 50 e 500 mg/l). Sono le più rappresentate (circa 56% di quelle in commercio).
 Insieme a quelle minimamente mineralizzate, fanno parte delle acque cosiddette “leggere”, diventate di moda negli ultimi anni, ed adatte ad un consumo odierno di quantità abbastanza consistenti (1-2 litri).  Sono caratterizzate – oltre che da un ridotto residuo fisso – da una scarsa presenza di metalli pesanti, di oligoelementi e da una quantità più o meno grande di gas disciolti.
I due effetti più importanti di queste acque sono:
 a) favorire la diuresi b) svolgere un’azione locale antispastica sulla muscolatura delle vie urinarie, che associata all’azione meccanica propria data dal passaggio del liquido, causano il progressivo trasporto di eventuali calcoli lungo le vie urinarie favorendone la loro espulsione.
  • Acque minerali (tra 500 e 1500 mg/l). Rappresentano il 24% delle acque attualmente in commercio. Questa classificazione comprende moltissime acque ma soprattutto, nello stesso range, si hanno diverse funzionalità delle stesse.
Infatti le acque con un residuo fisso non superiore a 1000 mg/l hanno proprietà simili alle acque oligominerali; al contrario, quelle oltre i 1000 mg/l possono portare ad un eccesso di sodio nella dieta (sconsigliato per gli ipertesi) e formare calcoli renali nei soggetti più sensibili. Ecco perché i medici consigliano di alternarne le acque minerali con quelle oligominerali. La maggior parte delle acque mineralizzate è ricca di bicarbonati e presentano attività ed indicazioni intermedie fra acque oligominerali e acque ricche in sali minerali.
  • Acque ricche in sali minerali (oltre 1500 mg/l)
. Fanno parte di questa categoria l’11% di quelle in commercio, e sono acque che superano il valore massimo ammissibile di residuo fisso previsto dalla legge per la comune acqua potabile e di conseguenza sono sconsigliate per il consumo quotidiano. Di solito si usano a scopo terapeutico per l’elevata presenza di sodio, solfati, potassio, magnesio ed altri sali. Sono da assumere sotto stretto controllo medico per non andare incontro a possibili patologie (es. un’azione purgativa esagerata, rischi nell’ipertensione arteriosa, calcolosi).

Le acque in bottiglia si differenziano anche per il tipo di minerali contenuti, indicati in etichetta per sottolinearne una particolare caratteristica. In base al contenuto in sali minerali possono assumere nomi diversi: solfate, calciche, iposodiche, ferruginose ecc. Una volta acquisite queste informazioni, nello scegliere l’acqua di bottiglia sarebbe utile variare il più possibile. Bevendo sempre lo stesso tipo di acqua rischiamo di non fornire al nostro organismo tutti gli oligoelementi di cui ha bisogno. Bisogna quindi evitare di comprare sempre la stessa marca e abituarsi a cambiarla periodicamente, alternando i vari tipi.

 

 

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