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La Cina dice stop al commercio di avorio. Legge storica per la tutela degli elefanti

Dal 1 gennaio 2018 è finalmente messo al bando il commercio di avorio in Cina, il più grande mercato del settore, per tutelare la preservazione degli elefanti, diminuiti del 66% in otto anni

 

Il 1 gennaio 2018 resterà una data storica ed importantissima per la tutela delle specie animali ed in particolare degli elefanti. Da quel giorno, infatti, entra in vigore la legge che mette finalmente al bando il commercio domestico dell’avorio in Cina, la più grande piazza del mercato del settore nel mondo. D’ora in avanti non esisterà più un avorio “legale” ottenuto da materiale confiscato o di vecchi stock, ed ogni prodotto in avorio o derivati sarà considerato illegale.

Si tratta di un provvedimento storico per il paese e assolutamente necessario, alla luce del vertiginoso calo del numero di elefanti nell’ultimo decennio, come denunciato da Fred Kumah, direttore WWF for Africa: “Il drastico calo delle popolazioni di elefanti in molte parti dell’Africa è causato dal bracconaggio di elefanti per alimentare la domanda di avorio in Cina. Secondo recenti censimenti condotti in quattro paesi dell’Africa centrale, le popolazioni di elefanti di foresta sono diminuite di circa il 66% in soli otto anni”. Dagli ultimi giorni di dicembre 2017 è partita una campagna di informazione e sensibilizzazione sul tema, nata dagli sforzi congiunti di Amministrazione Forestale dello Stato, China Wildlife Conservation Association (Cwca), WWF e WildAid.

Anche la stessa ONU ha chiesto di intervenire sul tema vietando le vendite di prodotti in avorio, richiesta che è stata accolta da alcuni paesi del mondo. Si stima che siano trentamila gli elefanti vittime di bracconaggio ogni anno, anche si sta assistendo ad un graduale miglioramento: nel 2013 in Kenya gli esemplari uccisi furono 390, scendendo a 46 nel 2017. “La chiusura del mercato interno dell’avorio è un potenziale punto di svolta per la conservazione dell’elefante che speriamo aiuterà a ridurre la domanda e a frenare il bracconaggio. – Ha detto Marco Lambertini, Direttore Generale di WWF International. – Ora ci aspettiamo che altri paesi asiatici seguano l’esempio cinese e adottino un divieto simile per porre le basi di un’azione di conservazione finalmente unitaria per una specie che nell’ultimo decennio ha subito un calo impressionante”.

Photo Credits: Sarah Goddard/WWF, Pixabay