La pizza napoletana diventa Patrimonio dell’Umanità UNESCO
Dopo la Dieta Mediterranea anche l’arte del pizzaiolo napoletano sarà tutelata dall’UNESCO
La pizza napoletana, vanto nostrano in tutto il mondo, entra a far parte del Patrimonio Culturale dell’Umanità tutelato dall’UNESCO, e diventa il cinquantottesimo riconoscimento per l’Italia da parte dell’Unesco e il settimo immateriale. A renderlo noto nella sera di mercoledì 6 dicembre con un tweet orgoglioso è Maurizio Martina, Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, e promotore della World Petition #pizzaUnesco che, con oltre 2 milioni di sottoscrizioni mondiali che afferma “L’arte del pizzaiuolo napoletano è patrimonio culturale dell’Umanità Unesco. Vittoria! Identità enogastronomica italiana sempre più tutelata nel mondo #pizzaUnesco“.
Qual è la vera pizza napoletana?
Come prima cosa va fatta una distinzione tra la pizza napoletana da quella italiana:
Pizza Napoletana
Ciò che maggiormente la caratterizza è l’impasto, simile a quello per pane, completamente privo di grassi, morbido ed elastico, steso a mano in forma di disco senza toccare i bordi che rimarranno alti, andando a formare in cottura il tipico “cornicione” di uno o due centimetri, mentre la pasta al centro risulterà di uno spesso redi circa tre millimetri. La cottura è molto rapida e deve avvenire in un forno molto caldo deve lasciarla umida e soffice, non troppo cotta. Nella più stretta tradizione della cucina napoletana sono previste solo due varianti di condimento: la marinara, on pomodoro, aglio, origano e olio, e la margherita, con pomodoro, mozzarella di bufala o fior di latte, purché rigorosamente campana, basilico e olio.
Pizza all’italiana
Può variare a seconda della Regione in cui si mangia, influenzata dalle tradizioni locali e dalla fantasia del pizzaiolo che la prepara. Si tratta di un prodotto di alta qualità, digeribile e di buon gusto. Può presentare differenze sostanziali, da chi propone una pizza finissima e dal bordo croccante, molto diffusa a Roma, a chi predilige una base più alta, ma più cotta di quella napoletana e in modo più omogeneo.
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