Uno studio pubblicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità ribadisce il rischio di sviluppare un cancro se si abusa di dispositivi abbronzanti. Pericoli maggiori se l’esposizione inizia prima dei trent’anni.
L’abbronzatura, è noto, rende tutti più o meno belli: alzi la mano chi non corre a esporsi al primo raggio di sole già a maggio, quando la primavera esplode. Ma gli addicted del colorito bronzeo non si accontentano di avere la pelle baciata dai raggi soltanto in estate, puntando ad avere una pelle ambrata tutto l’anno, anche in inverno: ma si sa, a meno che non si viva ai Caraibi, questo non è possibile. Archiviati dunque strati di make-up e creme dal risultato disomogeneo, è proprio durante l’inverno che aumenta la frequenza con cui si ricorre a lampade abbronzanti e docce solari. Uno studio pubblicato nel 2017 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, “Artificial tanning devices: public health interventions to manage sunbeds” ha ribadito ancora una volta, alla luce di nuovi dati e numeri, che l’abuso di lampade a raggi UV aumenta il rischio di sviluppare un cancro.
L’esposizione diretta ai raggi solari, come è noto, aumenta il rischio di contrarre tumori oltre che contribuire a un precoce invecchiamento della pelle; l’esposizione protetta è una regola fondamentale da ricordare durante tutto il periodo estivo. L’esposizione diretta ai raggi UV raddoppia, come sottolineato nel rapporto dell’AIRTUM dello scorso anno, il rischio di contrarre un melanoma, in modo particolare per quanto riguarda soggetti in età infantile e adolescenziale. Tra le sorgenti artificiali di raggi UV, i lettini abbronzanti sono quelli per cui i vari studi confermano un significativo aumento del rischio di contrarre un cancro, in modo particolare se l’esposizione viene effettuata al di sotto dei trent’anni di età, e ancor peggio se la pratica è costante e abituale.
Un decreto ministeriale del 2011 vieta in Italia (così come succede in molti paesi europei) l’utilizzo di lampade abbronzanti ai minori e alle donne incinte, ma per tutti gli altri soggetti il rischio rimane. Il buon senso, e non una legge, è quello che dovrebbe imporre prudenza – e non abuso – ricordando di proteggere la pelle con creme adatte anche se non ci si trova in spiaggia, oppure, ancor meglio, decidere di sfoggiare almeno in inverno una pelle color porcellana.
Photo credit: Pinterest.it