Ambiente

Laghi che scompaiono: è emergenza ambientale

Si chiama Eagle Lake e si trova nel nord-est della California. Un tempo era uno dei più grandi laghi naturali dello Stato, un vero e proprio paradiso blu tra le montagne isolate; oggi, dopo essere diminuito di circa 5 metri l’anno a partire dal 1999, sta velocemente scomparendo, tanto da essersi trasformato in una sottile striscia in lontananza, quasi un miraggio per gli occhi. E non è purtroppo un caso isolato, negli Stati Uniti come nel resto del mondo.


 

 

Meno acqua, meno affari, la vita scompare

Eagle Lake era conosciuto come uno dei laghi più importanti della West Coast, con fiorenti attività, tra le quali la pesca della trota arcobaleno, dal peculiare color salmone delle sue carni, a detta di tutti decisamente deliziosa. Ma c’era molto di più della pesca a Eagle Lake. C’era il turismo dei visitatori che venivano per immergersi in un luogo tranquillo, tra il verde delle montagne e il blu delle acque incontaminate. Come racconta al “The Guardian” (https://www.theguardian.com/us-news/2016/aug/10/lake-eagle-spalding-california-climate-change?CMP=twt_a-environment_b-gdneco) James Watts, esperto meccanico di barche, riferendosi al passato, ai periodi di inizio stagione della pesca, “all’apertura, la mattina, avevo numerose barche allineate lungo la strada. Ora, come si vede, non vi è l’ombra di barche da queste parti”. Ed è tutta la comunità di Spalding, la cittadina più vicina al lago, che sta ormai andando in rovina, tra segnali di “vendesi” e strade molto pulite ma dolorosamente vuote. Hanno chiuso molti ristoranti come anche l’emporio più grande del paese. Come se non bastasse, ad aumentare il senso di sventura che incombe sulla comunità, numerosi pozzi che forniscono acqua ai residenti sono andati in secca, necessitando di pozzi più profondi per continuare a fare il loro lavoro. E tutto questo perché ormai il lago si vede quasi solo all’orizzonte, si sta lentamente ma inesorabilmente prosciugando. In quello che era il letto del lago ci sono ora sconsolate panchine, tra cardi e ortiche. Tra gli abitanti della cittadina americana sono numerose le teorie che cercano di spiegare il fenomeno del lago che scompare. Come quella di Grace McCullough, che gestisce, insieme al marito Scott, la marina di Eagle Lake: secondo la donna la colpa potrebbe essere di qualcuno che ha comprato i diritti per la falda acquifera e che sta segretamente drenando il lago. Tra le ipotesi meno complottistiche e forse più realistiche quella di Bobette Jones, una ranger ecologista del distretto di Eagle Lake: meno neve che cade nella zona significa meno neve sciolta che quindi riesca a rigenerare il lago; allo stesso tempo, più mesi di siccità ogni anno significano maggiore evaporazione dell’acqua.

 

 

Gli Stati Uniti e i suoi laghi in pericolo

Cambiamenti climatici, eccessivo uso delle risorse idriche per le centrali idroelettriche, scarsità delle piogge, aumento della siccità: sono numerose le cause che fanno del caso di Eagle Lake un caso non isolato. Restando sempre negli Stati Uniti, anzi, sempre nella California, anche il Folsom Lake sembra essere in grave pericolo. Addirittura gli abitanti ne hanno denunciato la scomparsa in una sola notta nel settembre del 2015 a causa, secondo loro, delle attività della società elettrica locale. A perdere addirittura il 60% del proprio volume idrico nel corso degli ultimi decenni è stato anche il lago Mead, in Nevada. E tra Arizona e Utah si trova invece il lago Powell, nato per volontà umana, visto che è sorto grazie alla costruzione di una diga lungo il fiume Colorado. Anche in questo caso negli ultimi anni il livello dell’acqua si è drasticamente abbassato, a causa dei cambiamenti climatici, lasciando venire alla luce quei territori che erano stati sottratti alla natura dall’uomo stesso per i propri fini. Uno dei casi di prosciugamento dovuto soprattutto all’intervento umano è quello del Lago Owen in Sierra Nevada. La sua acqua è stata utilizzata per riempire gli acquedotti che servono la città di Los Angeles. In questo modo uno dei laghi più ricchi e rigogliosi degli Stati Uniti ora deve addirittura essere irrigato per evitare che si formino tempeste di polvere in grado di creare problemi respiratori agli abitanti.

 

 

Il caso Poopó in Bolivia

Ed è sempre l’intervento spesso sconsiderato dell’uomo ad aver reso quasi inesistente il Lago Poopó (http://www.nationalgeographic.it/ambiente/2015/12/21/news/il_lago_che_sparisce_e_ricompare-2903533/), secondo bacino del Sud America per estensione dopo il Titicaca ed ora diventato un deserto di sale. Il lago Poopó era un grande bacino di acqua salata di ben 2.337 chilometri quadrati situato nel mezzo della Cordillera delle Ande e attraversava l’intera regione mineraria di Orouro, nel Sud-Ovest del Paese. Il livello del lago è sempre dipeso dal suo fratello unnamedmaggiore, il Titicaca. Se infatti quest’ultimo ha molta acqua riesce a darne anche al fiume Desaguadero, che lo collega al Poopó, e quindi al Poopó stesso. Se invece il Titicaca diminuisce la sua portata, ne subiscono le conseguenze sia il Desaguadero che il Poopó. Ma il 2015 ha visto un fenomeno diverso avere luogo. Il Titicaca infatti non ha avuto problemi di prosciugamento, a fronte, invece, di una pesante evaporazione di acqua del Poopó. Tra le spiegazioni di tale fenomeno c’è di certo il cambiamento climatico in atto, in particolare la spaventosa siccità legata a El Niño, ma è all’opera dell’uomo che gli esperti guardano per dare una risposta più veritiera. Secondo gli ambientalisti, infatti, le maggiori responsabili sarebbero le miniere della regione di Orouro e della città di Potosì, ricca di argento e di stagno. La scomparsa del lago Poopó sarebbe inoltre causata anche dall’eccessivo utilizzo delle sue acque da parte di compagnie nazionali e multinazionali per l’irrigazione delle terre dei Paesi confinanti. Il fenomeno del lago Poopó ricorda molto da vicino il caso forse più eclatante di prosciugamento lacustre: quello del lago Aral. L’Aral è un lago salato di origine oceanica, situato alla frontiera tra l’Uzbekistan e il Kazakistan. Negli anni Sessanta era il lago più grande del mondo, mentre ora si è ridotto del 10% e difficilmente ritroverà le sue dimensioni originarie. In questo caso la causa principale è la deviazione dei fiumi che lo alimentano per l’irrigazione agricola. Il lago inoltre è soggetto a una forte evaporazione delle acque, fenomeno che non viene bilanciato dai fiumi vicini, unnamed (2)proprio perché questi ultimi sono stati deviati da barriere edificate dall’uomo per l’agricoltura.

 

 

In Italia, riflettori puntati sui laghi della Lombardia 

Anche l’Italia è stata toccata dal fenomeno dei laghi che si prosciugano. Agli inizi del 2016 la Regione Lombardia, infatti, ha lanciato un segnale d’allarme (http://www.meteoweb.eu/2016/01/pianura-padana-dallacqua-dei-laghi-dipende-il-made-in-italy-agroalimentare/623181/) sottolineando come si fosse davanti al 60% di acqua in meno della media decennale nei grandi laghi lombardi. Tenendo conto che le riserve idriche in Lombardia sono costituite principalmente da cinque laghi (Lago Maggiore, Lago di Como, Lago d’Idro, Lago di Garda e Lago d’Iseo) e dalle dighe e, in parte, nella stagione primaverile/estiva, dall’apporto d’acqua di scioglimento del manto nevoso montano, gli esperti hanno voluto rilevare che la siccità dei laghi porta, di conseguenza, alla siccità di tutta la Pianura Padana e delle sue terre, di fondamentale importanza per il settore agroalimentare del Made in Italy. Tra le cause di questa carenza idrica c’è di certo lo scarso afflusso di acqua dai fiumi immissari, dovuto alla originaria scarsità di piogge. Ma il problema diventa ancor più grosso a causa dell’aumento dei prelievi di acqua per il riempimento degli invasi artificiali a fini idroelettrici: in periodi di siccità, infatti, a scopo preventivo, molti gestori degli impianti idroelettrici si premurano di aumentare le riserve d’acqua per evitare di rimanere a secco nello spiacevole caso in cui la situazione di scarsità di piogge perduri a lungo e non vi siano altri apporti idrici disponibili. Una situazione che la Regione ha voluto subito affrontare con un apposito tavolo di concertazione con tutti gli enti e i portatori d’interesse: amministrazioni provinciali, organizzazioni professionali agricole, consorzi regolatori dei laghi, A.I.Po, ANBI Lombardia, aziende idroelettriche.

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