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Street art, anche il graffito diventa green

Anche la street art può servire per salvare il pianeta. La notizia, di questi giorni, riguarda 21 street artist di fama internazionale uniti contro l’inquinamento. La vernice usata per la loro arte? Airlite, una pittura rigorosamente sostenibile. L’ultimo di una serie di progetti che riguardano l’arte di strada green è #IKEAlovesEARTH, la prima street art performance collettiva che fa bene al pianeta, in quanto utilizza le vernici Airlite, che riducono gli inquinanti nell’aria. La prova si è svolta a giugno, con il brand scandinavo che si è reinventato creative hub per sensibilizzare l’attenzione verso l’ambiente. Diciannove le città italiane coinvolte da Nord a Sud: gli street artist, tra cui sono presenti nomi come Edf Crew, Giulio Vesprini, Neve, Orticanoodles, Pao, Poki&Anc, reFRESHink, Santy, SCAP – Sud Colorato A Pezzi, Tellas, Uno, Zed1, si confrontano con il tema della terra e della natura. Ogni street artist uno stile, ogni muro un disegno, ogni città un segno e un messaggio sostenibile per il pianeta. Arte e impegno ambientale insieme nel segno della street art. Da qualche anno il linguaggio figurativo nato in strada è particolarmente correlato ai temi della salvaguardia ambientale. Perché esso si presta all’attività di riqualificazione delle periferie e all’abbellimento delle strutture civiche esistenti. Adesso, le sue armi diventano più forti. E non si esauriscono nell’operazione di decoro urbano. Così, succede che il colosso svedese dell’arredamento fast e low cost sperimenti una vernice speciale che riduce gli agenti inquinanti dell’aria, unendola alla creatività degli artisti come mezzo finale.
Una vernice speciale per una street art ecofriendly

Asso centrale del progetto è stato dunque l’uso di Airlite, una speciale pittura che, attraverso l’energia della luce, è in grado di ridurre gli agenti inquinanti presenti nell’aria fino all’88,8%. Secondo quanto dichiarato dal management di Ikea, dipingere una superficie di 100 metri quadri con Airlite riduce l’inquinamento dell’aria al pari di un’area di 100 metri quadri coperta da alberi ad alto fusto. Dopo la materia prima, arriva la mano. Quella degli street artists che con il proprio immaginario aprono su pareti, scalini e muri comuni, accessi possibili a una dimensione creativa e allo stesso tempo sostenibile. Un esempio? L’artista Eremita presso il punto vendita romano di Porte di Roma ha disegnato la propria personale idea di agglomerato urbano.
Per Uno, sempre a Roma in zona Anagnina, sostenibilità vuole dire affiancare alla stilizzazione dei comuni alberi, volatili di carta dalla quale essi fanno derivare uno dei prodotti più consumati e riciclabili del pianeta. Zed1, presso il muro della Scuola Media Cavalcanti, di Sesto Fiorentino ha realizzato un murales animalesco e metafisico. Così le città respirano. O almeno ci provano. E lo fanno nel segno della bellezza. Airlite è un’invenzione tutta italiana che grazie al contatto con la luce solare attiva un processo simile alla fotosintesi clorofilliana delle piante, favorendo l’azione di molecole ossidanti in grado di trasformare gli agenti inquinanti in sali minerali innocui. È testato che una superficie di 1000 mq così dipinta potrebbe depurare i gas emessi da circa settanta automobili a gasolio o addirittura più di novanta a benzina.

 

Non solo vernice

I mezzi espressivi degli artisti non si fermano alle vernici: ne è l’esempio un triste muro grigio come tela, acceso da centinaia di rami e foglie di vite usati come pennelli e colori. È così che l’artista spagnolo Spy ha ravvivato la Bibliothèque de sciences et sport del Campus de la Bouloie, a Besançon, Francia, realizzando una prodezza geometrica che ha per protagonisti la botanica e i graffiti. Grazie a un’attenta potatura delle esistenti piante selvatiche, infatti, è stato possibile creare un murales vivente e naturale, di forma circolare, trasformando il sito in un opera d’arte permanente da preservare per sempre. La splendida creazione è costituita semplicemente da file di vitigni e foglie che, una volta raggiunta la massima altezza, si presentano quasi come se fossero trasandati, in contrasto con la cura della potatura, quasi a indicare una crescita infinita e incontrollabile. Vedendo nelle viti selvatiche una tela da plasmare, Spy ha iniziato a scolpire mantenendo i rami principali e creando un cerchio perfetto. La cosa più bella di tutto questo? È sicuramente che al cambiare delle foglie, cambieranno anche i colori dell’opera, in permanente mutazione proprio come le stagioni che passano. La nuova forma richiama l’attenzione sulla bellezza della natura che popola le nostre città. Obbligatorio fermarsi a osservare e perdersi negli infiniti dettagli che madre natura ci offre. Stefaan De Croock invece usa materiali di scarto per creare murales tridimensionali. Lo street artist, il cui pseudonimo è Strook, applica sulla facciata di edifici oggetti di legno riciclato, componendo un mosaico di cui vecchie porte, pannelli di mobili, pavimenti inutilizzati sono le tessere. La prima fase per la creazione dei murales è un’accurata selezione del materiale, operazione che secondo l’autore è “importante quasi quanto la realizzazione dell’opera”; seguono la pianificazione del lavoro, il ritaglio del legno in officina e infine l’assemblaggio in opera su una parete creando astratti profili di volti secondo uno schema di linee e piani cromatici il cui effetto ricorda il gioco del tangram. Un’altra storia meravigliosa viene dal lontano sobborgo di Manshiyat Naser a sud-est del Cairo, dove gli “zabaaleen” (uomini della spazzatura) riversano ogni giorno circa 5mila tonnellate di rifiuti della capitale egiziana, con carri trainati da asini e camioncini sgangherati. Pile smisurate di plastica e vestiti logori mal assicurati da corde, separati e rivenduti per poche lire. È qui che l’artista di strada franco-tunisino El seed ha realizzato uno stupefacente murales sulle pareti di quaranta edifici. Con il progetto “Perception” ha portato un po’ di arcobaleno e speranza nella “città spazzatura, ignorata dalle autorità locali ma indispensabile perché le aree limitrofe non soccombano, come nella Leonia di Calvino, sotto crateri d’immondizia. In definitiva, abbellire la città, da abusata espressione retorica, sbandierata spesso con fin troppa leggerezza, si connota di un significato inedito e più profondo: colorare strade e pareti con colori vivaci, e magari contemporaneamente depurare l’aria che respiriamo. Alcune saranno forse trovate pubblicitarie, ma ben vengano se servono per riqualificare le città.