Riso dal caffè. Non è un gioco di prestigio ma il frutto di un riciclo intelligente. In effetti essere virtuosi conviene e fa bene al prossimo: Nespresso ha dimostrato che si può fare business all’interno di quello che viene considerato un club esclusivo, senza per questo rinunciare alla sostenibilità, anzi. Quest’ultima sembra sempre più diventare la principale leva per resistere e continuare a crescere in un mercato in continua evoluzione, perché in futuro sopravviverà solo chi sceglierà questa strada. Nel 2015 sono state raccolte circa 420 tonnellate di capsule in alluminio usate, conferite dai cittadini presso gli appositi punti di raccolta, con un aumento del 10% rispetto all’anno precedente. Sono i risultati di “The Positive Cup”, strategia sostenibile di Nespresso, a quasi cinque anni dall’avvio in Italia del progetto che consente di risparmiare materia ed energia e che ha permesso, grazie alla trasformazione in compost del caffè residuo nelle capsule, la produzione di quasi 300 quintali di riso donati a Fondazione Banco Alimentare Onlus. Il programma, attivo in Italia dal 2011 e rinnovato nel 2014, grazie ad un accordo siglato fra Nespresso, Cial (Consorzio Imballaggi Alluminio), Federambiente e il Cic (Consorzio italiano Compostatori), prevede che le capsule riconsegnate dai cittadini nelle boutique Nespresso e nelle isole ecologiche su tutto il territorio nazionale siano raccolte e trattate per separare l’alluminio e il caffè residuo, avviando i due materiali a distinti processi di valorizzazione.
Per fare il riso ci vuole la capsula
Il recupero di capsule in alluminio e dei residui di caffè, dunque, la cui raccolta avviene in 46 isole ecologiche e nelle 36 boutique di Nespresso (sul territorio nazionale), serve a produrre riso “sostenibile” da destinare alle strutture caritative accreditate a Banco Alimentare. Ma come funziona in pratica il processo di recupero di “The Positive Cup”? In sintesi, le capsule vengono raccolte, l’alluminio con cui sono state prodotte viene riutilizzato, il caffè diventa concime per i campi di riso, il riso viene acquistato da Nespresso e viene consegnato a Banco Alimentare, Banco Alimentare destina il riso ricevuto alle strutture, enti caritativi convenzionati e numerose mense dei poveri. Grazie a questo programma, nel 2015, la raccolta di capsule Nespresso usate è aumentata del 10% e ha alimentato un circuito positivo di riuso e riciclo.
Il Banco Alimentare
Banco Alimentare attraverso la sua rete recupera prodotti della filiera agroalimentare, della grande distribuzione organizzata e della ristorazione collettiva, per ridistribuirle gratuitamente alle strutture caritative che aiutano persone e famiglie. Per raccogliere gli alimenti da distribuire ai bisognosi, Banco Alimentare si affida a tre sorgenti di approvvigionamento: aiuti dalla Comunità Europea, recupero dalla filiera alimentare (attraverso produttori agricoli, industriali, distribuzione, ristorazione), collette (nazionali, aziendali, locali) e propone collaborazioni alle aziende. L’obiettivo è il recupero del cibo da destinare ai bisognosi. A questo ha pensato Nespresso: la raccolta delle capsule è oramai diventata un’attività complementare, in ogni boutique c’è infatti un corner dedicato al recupero.
Il ciclo di recupero
Nelle boutique e nelle isole ecologiche le persone, i Club members (clienti Nespresso), riportano le capsule negli appositi corner; le capsule usate vengono gestite dall’azienda in maniera differente rispetto a tutti gli altri rifiuti. Per ogni città c’è un accordo specifico con le aziende municipalizzate per il ritiro delle capsule nelle Boutique (a Milano, ad esempio, la raccolta avviene per mezzo di A2A, con 3/4 ritiri a settimana). Tutti i materiali vengono portati in un’isola ecologica per razionalizzare la logistica e ottimizzare gli spazi. Un impianto separa alluminio e composto organico attraverso un processo di separazione: le capsule vengono macinate per separare l’alluminio dai residui di caffè. L’alluminio viene destinato alle fonderie (l’alluminio