L’agricoltura più ecofriendly? Quella italiana. In occasione dell’ultima Giornata Mondiale dell’Ambiente, proclamata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite e celebrata il 5 giugno, la Coldiretti ha proposto un panorama dell’agricoltura italiana che la vede primeggiare per produzione di alimenti biologici, per biodiversità, per numero di certificazioni alimentari, per riduzione dell’impatto ambientale grazie al ricorso ai mercati a km 0 e per sicurezza alimentare.
Al top per l’agricoltura biologica
Secondo il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, “noi siamo l’agricoltura più biologica d’Europa, siamo leader in Ue: un ettaro su dieci è coltivato a biologico, abbiamo 50mila imprese agricole bio. Non siamo i più estesi per ettaro ma i più forti dal punto di vista della natura d’impresa”. E i dati proposti da Coldiretti danno ragione al ministro: con 43.852 imprese biologiche (il 17% di quelle europee) l’Italia ha il primato del settore in Europa, seguita dalla Spagna (30.462 imprese, 12% dell’Ue) e dalla Polonia (25.944, 10% di quello europeo). A confermare i numeri positivi del mercato del biologico in Italia anche il rapporto che annualmente viene stilato dal SINAB – Sistema di Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica – un progetto del MiPAAF (Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali), che ha tra i suoi obiettivi quello di favorire la diffusione di dati e informazioni relative al biologico italiano. Secondo il rapporto (presentato alla fine del 2015 e che quindi si riferisce ai dati raccolti nel 2014) nel 2014 è stata registrata la più alta incidenza percentuale delle superfici biologiche nel nostro Paese: oltre 11 ettari su cento sono coltivati secondo il metodo dell’agricoltura biologica, ma anche i consumi interni segnano una crescita del + 19%, con un trend unico anche rispetto ad altri settori dell’agroalimentare. Risulta inoltre che in Italia la superficie coltivata secondo il metodo biologico è pari a 1.387.912 ettari, con un aumento complessivo, rispetto all’anno precedente, superiore al 5,4%. In percentuale sul totale della superficie coltivata in Italia, il biologico arriva quindi a interessare il 10,8% della SAU (superficie agricola utilizzata) nazionale, dato che cresce, rispetto allo scorso anno, quasi di un punto percentuale. I principali orientamenti produttivi sono i pascoli, il foraggio e i cereali. Segue, in ordine di estensione, la superficie investita a olivicoltura. Le Regioni in cui sono presenti il maggior numero di operatori biologici sono la Sicilia (9.660), la Calabria (8.787), la Puglia (6.599). In queste Regioni si concentra oltre il 45% del totale degli operatori italiani. Anche la maggiore estensione di superfici biologiche si trova in queste tre regioni: rispettivamente con 303.066 ettari in Sicilia, 176.998 ettari in Puglia e 160.164 ettari in Calabria). La superficie biologica di queste tre Regioni rappresenta il 46% della superficie biologica nazionale.
Minimo impatto ambientale: la scelta del chilometro zero
In linea con l’aumento delle produzioni biologiche anche l’aumento dei cosiddetti “mercati a km 0” o mercati degli agricoltori. “In Italia – sottolinea Coldiretti – si trova la più vasta rete di aziende agricole e mercati di vendita a chilometro zero dove acquistare lungo tutta la Penisola prodotti alimentari locali con una azione di sostegno alle realtà territoriali e un impegno contro l’inquinamento ambientale per i trasporti che non ha eguali negli altri Paesi dell’Unione e nel mondo. Si stima che almeno 200 varietà vegetali definite minori, tra frutta, verdura, legumi, erbe selvatiche e prodotti ottenuti da almeno cento diverse razze di bovini, maiali, pecore e capre allevati su scala ridotta trovino sbocco nell’attuale rete di mercati e delle fattorie degli agricoltori di Campagna Amica che possono contare su circa diecimila punti vendita”. La Rete di Campagna Amica è la prima rete nazionale ed europea di vendita diretta e conta oltre 10mila punti dove è possibile trovare i prodotti degli agricoltori, tutti rigorosamente italiani e di origine certificata. Della rete fanno parte appunto i mercati di Campagna Amica, nei quali gli agricoltori si impegnano a vendere solo i loro prodotti, agricoli, italiani e a km zero, ma non solo: ci sono anche le fattorie di Campagna Amica, gli agriturismi, gli orti urbani e addirittura i ristoranti “Campagna Amica nel piatto”. Il minor impatto ambientale dell’agricoltura italiana, oltre che dalla preferenza accordata sempre più dai consumatori a questi mercati, è dovuta anche a un ulteriore aspetto: con 814 tonnellate per ogni milione di euro prodotto dal settore, non solo l’agricoltura italiana emette il 35% di gas serra in meno della media Ue, ma fa decisamente meglio di Spagna (il 12% in meno), Francia (35%), Germania (39%) e Regno Unito (il 58% di gas serra in meno). La biodiversità italiana, una ricchezza mondiale
Sempre secondo Coldiretti, l’Italia detiene il record europeo della biodiversità, con 55.600 specie animali pari al 30% delle specie europee e 7.636 specie vegetali. Un primato raggiunto anche grazie al fatto che in Italia ci sono ben 871 parchi e aree naturali protette che coprono ben il 10% del territorio nazionale. Il nostro Paese può contare su 504 varietà iscritte al registro viti contro le 278 dei cugini francesi e su 533 varietà di olive contro le 70 spagnole. Sono inoltre state salvate dall’estinzione anche 130 razze allevate tra le quali ben 38 razze di pecore, 24 di bovini, 22 di capre, 19 di equini, 10 di maiali, 10 di avicoli e 7 di asini. A fronte di questo numero importante di specie animali e vegetali presenti nel nostro territorio, si riflette anche la quantità consistente di prodotti certificati: l’Italia è infatti l’unico Paese al mondo con 4.886 prodotti alimentari tradizionali censiti dalle regioni ottenuti secondo regole tradizionali protratte nel tempo per almeno 25 anni, 282 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg. Tra i prodotti Dop, nel Registro delle denominazioni di origine protette, delle indicazioni geografiche protette e delle specialità tradizionali garantite del MiPAAF aggiornato al 27 maggio 2016, troviamo, ad esempio, l’aceto balsamico tradizionale di Modena, il marrone di San Zeno, l’oliva Ascolana del Piceno, la Patata Novella di Galatina. Tra gli Igp la pera mantovana, il pomodoro di Pachino, il limone di Sorrento. Secondo Coldiretti “la difesa della biodiversità non ha solo un valore naturalistico, ma è anche il vero valore aggiunto delle produzioni agricole Made in Italy. Investire sulla distintività è una condizione necessaria per le imprese agricole di distinguersi in termini di qualità delle produzioni e affrontare così il mercato globalizzato salvaguardando, difendendo e creando sistemi economici locali attorno al valore del cibo”.
Al vertice nella sicurezza alimentare
Sempre secondo stime della Coldiretti, l’Italia è al vertice della sicurezza alimentare mondiale. Siamo il paese con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari (0,4%), quota inferiore di quasi quattro volte rispetto alla media europea (1,4%) e di quasi venti volte quella dei prodotti extracomunitari (7,5%). A confermare tale primato i dati della Relazione 2014 sul sistema di allerta comunitario RASFF che ci inseriscono al primo posto in Europa in quanto a sistemi di controlli sulla sicurezza alimentare, mentre Cina, India e Turchia rimangono i più grandi esportatori di cibi irregolari. Nel 2014 si sono avute 3.097 notifiche contro le 3.136 dell’anno precedente, in diminuzione costante anche rispetto al 2012 (3.436 notifiche) e al 2011 (3.721). L’Italia ha effettuato 506 notifiche (pari al 16,3 %), mentre nel 2013 le notifiche trasmesse dall’Italia erano 534 (pari al 17%). Il nostro Paese, inoltre, è tra le nazioni più accanite nel contrasto dell’utilizzo degli OGM avendo fatto da tempo la scelta di vietare le coltivazioni OGM a tutela del patrimonio di biodiversità.