Prossima fermata Curitiba. Le vacanze si avvicinano e se il Brasile è da sempre una meta che attrae, per le sue spiagge, il suo sole, la sua vitalità, potrebbe rivelarsi in realtà la destinazione ideale per gli amanti del vivere green. Nella regione meridionale del Paese, si trova Curitiba, appunto, considerata la capitale sostenibile del Brasile (oltre a essere la capitale del Paranà). Da anni è ormai un caso analizzato e preso a esempio, con delegazioni estere che arrivano da tutto il mondo per studiarne il sistema dei trasporti, l’organizzazione degli spazi verdi, il sistema dello smaltimento e del riciclo dei rifiuti. La città, negli anni, ha ricevuto numerosi premi, come ad esempio il premio Onu per il programma di riciclo dei rifiuti, nel 1990, e più recentemente, nel 2010, in Svezia, il Globe Sustainable City Award.
Come nasce una città sostenibile
La storia di Curitiba è strettamente legata a quella dell’architetto e ingegnere di origine polacca Jaime Lerner, che è stato anche sindaco della città per due mandati consecutivi, dal 1971, rieletto anche nel 1989 e diventato poi Governatore del Paranà nel 1994 e nel 1998. Negli anni Sessanta l’amministrazione locale voleva cercare di replicare il successo ottenuto con la costruzione della città di Brasilia, che in soli quattro anni, grazie ai progetti degli architetti
Il sistema dei trasporti, veloce e pulito
Il primo intervento, realizzato nel 1972, e che fece crescere notevolmente il consenso attorno alla figura di Lerner, fu la trasformazione della centrale Rua Quinze de Novembro da via ad altissima concentrazione di macchine a strada pedonalizzata (fu la prima isola pedonale costruita nel mondo), un viale di fiori e panchine dove i bambini potevano muoversi senza paura e giocare in libertà. Questo fu solo l’inizio di uno stravolgimento nel sistema dei trasporti che nel tempo ha portato a ridurre drasticamente il traffico, e il conseguente inquinamento atmosferico, e a favorire il trasporto pubblico e la circolazione delle biciclette (vi sono addirittura 150 km di piste ciclabili).
Lo sviluppo delle aree verdi: come riappropriarsi della città
Sempre negli anni Ottanta è iniziata una vera e propria campagna di per tutelare e rilanciare le aree verdi della città: è stata disegnata una rete di parchi sfruttando vecchi terreni lacustri, arrivando così a raggiungere ben 1,4 milioni di metri quadri da destinare a 16 parchi, 14 aree boschive e a più di mille spazi verdi pubblici (un’immensità se calcoliamo che nel 1971 esisteva un unico parco in tutta la città). Tra questi spazi verdi, da sottolineare il Barreirinha, considerato il più bello della città, con numerosi punti di ristoro tra boschi di cannella, mate e altre specie autoctone, o ancora il Giardino Botanico, con una serra di cristallo nella quale vengono conservate specie botaniche tipiche della aree tropicali. A ricordare poi la massiccia immigrazione delle popolazioni tedesche (e polacche e italiane) degli anni Quaranta del secolo scorso, il Bosco Tedesco: si tratta di un oasi di 38mila metri quadrati di giungla nativa dove sono stati costruiti edifici di ispirazione tedesca e dove è presente un percorso dedicato ai più piccoli che racconta la storia di Hansel e Gretel. Interessante il metodo usato per la manutenzione di tutte queste aree verdi: pecore che brucano l’erba in eccesso e producono lana che viene poi venduta per il finanziamento dello sviluppo sociale. L’aumento delle aree verdi comunque non è dovuto solo allo sviluppo del verde pubblico: anche i cittadini sono stati responsabilizzati e incoraggiati ad ampliare i propri giardini, a piantare alberi e a sostituire ogni volta quelli piantati con almeno due nuovi elementi.
Quando il riciclo dei rifiuti è sociale
La partecipazione degli abitanti è il fulcro anche di tutto il sistema di raccolta dei rifiuti. Con due programmi come “Lixo que não é Lixo” (il rifiuto che non è rifiuto) e “Cambio verde” (), primi esperimenti poi seguiti da altre campagne di sensibilizzazione, oggi la città arriva a riciclare il 70% dei rifiuti, con una partecipazione del 90% degli abitanti. Le aree verdi di Curitiba sono dotate tutte di cassonetti che differenziano l’organico dall’inorganico, seguendo l’ottica delle tre R: Ridurre, Riusare, Riciclare. È piuttosto usuale vedere cittadini che si fermano per la strada per raccogliere un rifiuto e portarlo di persona al “cambio Lixio” più vicino, questo anche perché sono invogliati da un sistema di scambio decisamente efficace: quattro chili di spazzatura possono essere infatti scambiati con un chilo di prodotto, ad esempio della verdura fresca o della frutta, oppure con biglietti del bus o ancora con biglietti per l’opera o gli spettacoli culturali. La raccolta dei rifiuti, dunque, diventa un lavoro socialmente utile, in particolare da parte dei ragazzi delle favelas e degli anziani che, grazie a un capillare lavoro di recupero di tutti i rifiuti riciclabili, aiutano a tenere pulita la città e allo stesso tempo riescono ad avere ogni giorno frutta e verdura fresche, che il Comune acquista dai contadini locali, a loro volta aiutati da questo ciclo virtuoso. Inoltre, i proventi derivanti dal riciclo vengono riutilizzati scegliendo finalità sociali: ad esempio vecchi e ormai inutilizzabili bus vengono sistemati e usati come centri culturali nelle favelas oppure come sale di lettura itineranti per i bambini.