Cile bicolore, rossonero per la precisione. Il calcio pero in questo caso non c’entra. Il rosso, infatti, è quello della più grande marea rossa della storia. Così tante alghe non si erano mai viste nel Sud del Cile, dove le fioriture algali sono un fenomeno naturale (e per gli scienziati c’è anche lo zampino di El Niño). I cambiamenti climatici hanno portato all’incredibile sviluppo di un’alga nociva dal colore rosso che sta uccidendo milioni e milioni di pesci e sta mettendo in ginocchio migliaia di pescatori cileni.
Per il Cile è un disastro senza precedenti
Il Cile sta subendo dunque uno dei peggiori disastri ambientali e sociali della sua storia. Come se non bastasse, Greenpeace Chile racconta anche altre problematiche: «Varie specie di molluschi, oltre a granchi, uccelli e otarie sono state trovate morte sulle spiagge di Chiloé. Anche se esiste un consenso scientifico rispetto al fatto che stiamo affrontando un gravissimo episodio di marea rossa, questo è avvenuto dopo che sono state scaricate in mare 9mila tonnellate di salmone in decomposizione».
Come sappiamo, l’eccezionale temperatura registrata in estate nelle acque dell’Oceano Pacifico meridionale ha innescato una serie di fioriture algali dai risvolti catastrofici, il cui epicentro è localizzato proprio nell’arcipelago di Chiloé. Negli allevamenti ittici che sostengono buona parte della popolazione dell’isola principale – il Cile è il secondo produttore mondiale di salmone dopo la Norvegia – alla fine dello scorso anno è suonato il primo di allarme. La moria di oltre 27mila pesci, avvenuta nel tardo dicembre, è proseguita nei primi mesi del 2016, uccidendo tra febbraio e marzo 25 milioni di salmoni in 45 allevamenti del Paese. La marea tossica non si è abbattuta solamente sulle attività commerciali ma ha annientato tutto ciò che popola le pescose acque dell’arcipelago: meduse, crostacei, mitili, calamari.
Reazione a catena
Come in una “tempesta perfetta”, il disastro ambientale cileno è il frutto di una concatenazione di cause ed eventi. L’accumulo nei tessuti degli organismi marini della saxitossina, una sostanza neurotossica prodotta dal dinoflagellato Alexandrium catenella, ha condannato anche gli animali che si sono nutriti delle carcasse trasportate a riva, propagandosi nella catena alimentare: uccelli, cani e persino l’uomo. Secondo un quotidiano cileno, in marzo sono state dozzine le persone ricoverate all’ospedale con sintomi di avvelenamento, due delle quali avrebbero avuto un decorso fatale.
Nonostante le fioriture algali siano ampiamente documentate da tempo in Cile, un fenomeno di tali proporzioni non era mai stato osservato prima. Un biologo marino dell’Universidad de Concéption, Ciro Oyarzún, ha definito l’attuale marea rossa una “tempesta perfetta”, frutto della azione combinata di diversi fattori. La penuria di precipitazioni estive e un aumento della temperatura media dell’oceano di 0,74° C, provocati dall’eccezionale El Niño di quest’anno, ha ostacolato il naturale rimescolamento della colonna d’acqua, favorendo l’accumulo di nutrienti e quindi una fioritura algale senza precedenti per estensione, durata e intensità.
Uscire da questa situazione è, ad oggi, impensabile: gli esperti parlano infatti di un miglioramento non prima del 2018. I pescatori sono ormai in ginocchio, l’economia del luogo è ferma e iniziano le proteste: il governo non è in grado di fermare la crisi ambientale e, dopo una lunga trattativa con la popolazione, ha pensato di concedere circa 450 dollari a ogni famiglia colpita dal disastro per provvedere ai beni di prima necessità. L’intero ecosistema marino è in pericolo, poiché una morte così massiccia di specie permette la proliferazione di altre specie portando ad uno squilibrio di ampie zone d’oceano. La scorsa settimana la presidente Michelle Bachelet ha annunciato la formazione di una commissione scientifica per comprendere le cause e individuare gli eventuali colpevoli, di questa catastrofe ambientale. Nel frattempo nell’isola monta il malcontento e l’ostilità per le multinazionali del salmone, sfociati in numerosi cortei per le strade e proteste tra la popolazione, tradizionalmente dipendente dalle risorse marine. Mai come in questi giorni, i chiloti sperano nel ritorno del Caleuche, per spazzare via il silenzio di un oceano senza vita.