Le case riciclate sono un fenomeno che sta sempre più prendendo piede. Da Panama all’Olanda passando per la sempre innovativa Londra: sono ormai numerosi i progetti che trovano nel riciclo di rifiuti la principale fonte di materiali per l’edilizia. Per costruire case che sin dalla loro progettazione sono decisamente green.
Il villaggio di bottiglie di plastica
È già stata costruita la prima delle case riciclate nel Plastic Bottle Village, situato nell’isola di Colon, arcipelago di Bocas del Toro a Panama. Nel progetto del fondatore, l’imprenditore canadese Robert Bezeau, il villaggio, che si estende attraverso circa 33 ettari di collina, con alcuni lotti con vista sull’Oceano e altri più appartati nell’interno della giungla, comprenderà ben 120 edifici, tra case private e spazi comuni, come piccole boutique e negozi di frutta e verdura. Ci saranno poi aree verdi che verranno dedicate a diverse attività, dal padiglione per lo yoga ai sentieri per le passeggiate a piccoli e curati mini-parchi per il barbecue. Ogni casa del villaggio sarà composta da una gabbia d’acciaio ripiena di bottiglie di plastica riciclate poi coperte con una miscela di calcestruzzo. L’idea di questa nuova tecnologia abitativa è nata a Bezeau in sogno. L’imprenditore già nel passato aveva contribuito a sviluppare il sistema di riciclo delle bottiglie di plastica dell’isola, accumulandone quindi un gran numero. L’idea è molto semplice e allo stesso tempo innovativa. L’uomo medio può consumare 15 o più bevande in bottiglie di plastica al mese. Essendo nati dopo il 1978 e prevedendo di vivere fino a 80 anni circa, ci si può lasciare alle spalle un numero minimo, impressionante, di 14.400 bottiglie di plastica. Queste bottiglie impiegano centinaia di anni per biodegradarsi in piccoli pezzi di plastica, senza comunque scomparire del tutto. La maggior parte di questi rifiuti, dunque, viene consumata dai pesci e dagli uccelli, causando un notevole accorciamento della loro durata di vita. Decidere così di vivere all’interno di una delle case riciclate ovvero una delle abitazioni di 100 metri quadrati del villaggio, costruite appunto riutilizzando proprio circa 14mila bottiglie di plastica, significa riuscire a cancellare il proprio impatto ambientale sul nostro Pianeta. Numerosi i benefici assicurati da queste case, oltre alla motivazione green: intanto la capacità, comprovata da appositi test effettuati, di rendere gli interni delle case decisamente più freschi degli esterni, grazie al notevole potere isolante della plastica, cosa che permetterà di non dover ricorrere all’aria condizionata. Inoltre la struttura ha superato i controlli antisismici e permette di costruire una abitazione in tempi decisamente inferiori rispetto alle architetture tradizionali.
Mattoni di rifiuti
Viene invece dall’Olanda, più precisamente dalla città di Rotterdam, un nuovo tipo di case riciclate. L’idea è quella di costruire un’intera abitazione urbana utilizzando una nuova tipologia di mattoni fatta di vari rifiuti. Nina Aalbers e Ferry In ‘t Veld, due architetti olandesi, hanno progettato e da poco iniziato la costruzione della loro abitazione affidandosi, per la scelta del materiale edile, a quello che era nato come esperimento nei laboratori della startup StoneCycling e che ora è diventato un prodotto innovativo chiamato WasteBasedBricks, letteralmente Mattoncini Basati sui Rifiuti.
Un grattacielo di rifiuti nello skyline di Londra
Londra, da sempre la città europea, se non mondiale, più innovativa ha lanciato un progetto che può di certo essere considerato estremo: quello di costruire l’Organic London Skyscraper. L’idea è quella di utilizzare gli scarti degli stessi inquilini delle abitazioni che compongono l’edificio per costruire le pareti del grattacielo.
Michael Reynolds, il pioniere delle case riciclate
Il primo pioniere a sperimentare l’uso dei rifiuti come materiale da costruzione, noto anche come “Architetto dei rifiuti”, è stato di certo l’americano Michael Reynolds. Già nl 1972 aveva costruito la Thumb House usando uno speciale impasto di terra cruda e abbinandolo con diverse tipologie di materiali di riciclo, dalle lattine di birra alle bottiglie di plastica, dall’alluminio agli pneumatici usati delle auto. Il successo di Reynolds nel creare questa tipologia di case, autonome nella produzione energetica, indipendenti nell’approvvigionamento dell’acqua potabile, negli interventi del trattamento delle acque reflue e nella produzione alimentare di vegetali, è arrivata però dopo i problemi avuti con il suo primo progetto, la Earthship, la Nave della terra, che ebbe un enorme successo sul mercato della commercializzazione delle case riciclate, ma che si attirò anche numerose critiche per la mancata impermeabilità della copertura del tetto e per il sistema di climatizzazione non efficace e insufficiente. Da queste critiche e da ulteriori studi Reynolds arrivò a progettare le sue nuove case riciclate, oggi presenti in tutto il mondo con il nome di “Navi del deserto”: sono completamente riciclate, possono vantare un ottimo comfort abitativo dovuto alla climatizzazione naturale dei locali, hanno un sistema di riciclo dell’acqua piovana e sfruttano l’energia del sole per produrre elettricità.
Un intero castello di rifiuti: quando il riciclo è una passione
Se dietro a questi progetti di case riciclate ci sono imprenditori e architetti famosi, c’è invece un edificio costruito interamente di rifiuti nato dall’idea di due pensionati russi, Alexey e Valentina Krivov. I due coniugi infatti hanno trascorso gli ultimi 17 anni della loro vita a recuperare materiali trovati per strada e nelle discariche per costruire il loro castello delle fiabe. Alexey, da sempre lavoratore nel settore dell’edilizia, e Valentina, esperta decoratrice e stuccatrice, hanno iniziato a lavorare al loro progetto già nel 1995 e piano piano, da allora, hanno coinvolto nella loro passione per il riciclo creativo anche amici e vicini. Ora i due vivono tra torri e cupole in un castello che non sembra certo realizzato con rifiuti, con un bel cortile rivestito con piastrelle colorate e le tradizionali colonne in stile russo.