Inaugurata ai piedi del Monte Bianco, Biosphera sembra essere la casa del futuro. Un modulo itinerante, che produce più energia di quanta ne consumi: una innovativa idea abitativa di “energy revolution”, che si sposta lungo l’Italia, di città in città, misurando in diretta il benessere psicofisico degli utenti all’interno di un ambiente energeticamente efficiente. Il tutto raccontato a suon di post! Il progetto, che ha coinvolto 100 studenti di Architettura e Ingegneria provenienti da tutta Italia, è nato su iniziativa di Aktivhaus in collaborazione con il Politecnico di Torino Dad, l’Università della Valle d’Aosta-Université de la Vallée d’Aoste, Vallée d’Aoste Structure e con gli istituti Zephir, l’Associazione Minergie e Pefc con il patrocinio del Comune di Milano, della Regione Autonoma Valle d’Aosta Assessorato alle Attività produttive, energia e politiche del lavoro, del Comune di Courmayeur, di Skyway Monte Bianco, di Ivat Institut Valdôtain de l’Artisanat de Tradition e vede la partecipazione di diverse aziende nazionali e internazionali. Si potrebbe quasi dire che Biosphera 2.0 è la nuova versione della machine-à-habiter immaginata da Le Corbusier. Rivestita di pannelli intagliati che sembrano riprendere le cime sfaccettate del massiccio alpino, la casa sperimentale «nasce da un’idea quasi poetica – racconta Mirko Taglietti, fondatore di Aktivhaus e padre del progetto – che esista la possibilità di rimanere scollegati da gas ed energia elettrica e vivere comunque in una situazione di quello che viene definito comfort abitativo».
Biosphera on the road
Il viaggio di Biosphera 2.0 è iniziato a Courmayeur (-20°) e passerà nel corso dei mesi anche per Riccione (+40°); massime performance energetiche, massimo benessere abitativo, principi costruttivi applicabili a costruzioni di uso civile: questa è la sfida che Biosphera 2.0 dovrà portare a termine nei climi più diversi. Courmayeur è stata dunque solo la prima tappa di un road trip internazionale che durerà 12 mesi, portando la casa del futuro a spostarsi da Aosta a Milano, seguita da Rimini, Torino e Lugano. Biosphera 2.0 è un progetto di ricerca e sviluppo unico al mondo dove prestazioni energetiche e tecnologie d’involucro si confrontano con il comportamento degli utenti, monitorati costantemente attraverso l’uso combinato di “tecnologie indossabili” e social network. Al momento si trova a Milano, presso i giardini Indro Montanelli, dove lo si potrà visitare fino al 30 giugno, incontrando i progettisti; l’installazione al centro di una metropoli permetterà di valutare la capacità del modulo di garantire qualità dell’aria entro parametri stabiliti. Durante questi due mesi a Milano, come nelle altre tappe, Biosphera 2.0 verrà abitato, in alcuni giorni, da ospiti selezionati, che sono chiamati a raccontare l’esperienza con post, fotografie, mini video, e a contribuire alla definizione del benessere psicofisico dell’ambiente e della qualità della vita all’interno dell’abitazione fornendo informazioni basate sulla propria percezione.
La vita… in diretta
Ma cosa è dunque Biosphera? In pratica è un modulo abitativo di soli 25 mq, provvisto di tutti i servizi essenziali utili al vivere bene. Il parallelepipedo, lungo 12 metri, alto e largo 3, ospita una zona giorno con angolo cottura, un locale tecnico affiancato da un bagno comunicante e una zona notte con due letti a castello. Le due finestre, posizionate sul lato lungo del blocco, si trovano in corrispondenza della zona giorno, con dimensioni maggiori, e della zona notte, con un’area nettamente inferiore. L’uso del legno come materiale da costruzione sostenibile permea tutta la costruzione, dalle pareti portanti realizzate da pannelli multistrato a strati incrociati e accoppiati con lana di roccia agli arredi interni realizzati con materie prime e lavorazioni artigiane tipiche della tradizione valdostana. Nei soli 25 mq di superficie, però, il modulo è provvisto di tutti servizi: illuminazione a led, cucina a induzione, elettrodomestici, riscaldamento e raffreddamento, zona giorno, zona notte, bagno e centrale tecnica. Per mantenere gli standard previsti deve garantire, senza alcun ricorso a una rete di energia esterna, una temperatura confortevole dell’aria compresa tra i 21° C in inverno e i 25° C in estate. La dotazione impiantistica prevede un serbatoio da 150 litri che garantisce acqua calda sanitaria “scaldata dal sole”, un piccolo condizionatore da 1250 W e impianti di ricambio d’aria con scambiatore di calore. E quando il sole manca? Circa 10 kWh di scorta sono immagazzinati in una batteria di ultima generazione, calcolata per una resistenza senza alimentazione solare di circa 15 giorni. E se tutto questo ancora non bastasse? L’abitante, visto come parte attiva della casa, interagisce con essa per produrre calore gratuito con qualche posizione yoga e l’installazione di una cyclette con alternatore nel soggiorno per ricaricare le batterie in caso di emergenza. Deve poi mantenere, grazie ai filtri e al sistema di circolazione dell’aria, un certo standard di qualità dell’aria anche in città. È il primo modulo al mondo costruito seguendo entrambi i protocolli di certificazione degli standard di edificio passivo più avanzati: Passivhaus e Minergie-P. In soli 25 mq si fondono dunque materiali e tecniche: in Biosphera, uomo e casa diventano tutt’uno, dove si monitora parametri ambientali e fisiologici. Perché la vera rivoluzione del progetto sarà quella che concerne il monitoraggio della qualità della vita degli abitanti all’interno della casa. «Gli occupanti che vivranno all’interno saranno dotati di un braccialetto indossabile in grado di misurare parametri quali la frequenza cardiaca, il volume del sangue, la temperatura e quella che viene chiamata l’attività elettrotermica – dice ancora Taglietti – a seconda del variare di questi parametri, si genera quello che viene definito oggettivamente come benessere emotivo o stress. Metteremo in relazione i parametri tra l’abitazione e le sue prestazioni e le sensazioni dell’essere umano che la abita». Gli abitanti volontari che si succederanno “a bordo” avranno quindi in dotazione questo braccialetto sviluppato dalla start up americana Empatica, che raccoglierà dati sulle loro condizioni fisiche e fisiologiche, dalla frequenza cardiaca alla temperatura superficiale del corpo, passando per il loro stato emotivo. «L’aspetto più innovativo della struttura – racconta Giuseppe Barbiero, dell’Università della Valle d’Aosta – è la cura della biofilia, ovvero il rapporto tra uomo e contesto esterno. La sperimentazione si propone, infatti, di studiare l’intelligenza naturalistica dell’abitante del modulo e di calibrare i valori per raggiungere il massimo benessere». Tutti i dati saranno visibili in tempo reale sul sito www.biosphera2.com. Biosphera 2.0 racconterà dunque in 12 mesi cosa non deve mancare nella casa del futuro, e lo farà tutto in diretta web. Pensieri, fotografie e video contribuiscono e contribuiranno a creare un diario di bordo aggiornato dai volontari che si susseguiranno, per far capire come si potrebbe vive in una casa a impatto zero. O quasi.