Ambiente

Babcock Ranch, la prima città 100% solare

Tra poco più di un anno la storia passerà da Babcock Ranch, nel Sud-Ovest della Florida. Alla fine del 2017, infatti, saranno disponibili le prime 1.100 abitazioni di quella che sarà, a tutti gli effetti, la prima città del mondo ad essere alimentata completamente ad energia solare.


 

Un nuovo stile di vita ecosostenibile

Babcock Ranch potrebbe a prima vista sembrare simile a tante altre aree che, dopo un periodo di crisi del settore immobiliare e dopo una grave recessione globale, stanno avendo un nuovo sviluppo: qui dovrebbero sorgere la bellezza di 19mila edifici che, nel giro di circa 20 anni, dovrebbero diventare una città pronta a ospitare circa 50mila persone. Ma in questo progetto di sviluppo immobiliare in realtà c’è qualcosa di diverso, di nuovo: il Babcock Ranch, a una ventina di minuti dalla cittadina di Fort Myers, diventerà infatti la prima città dove il solare produrrà più energia di quella richiesta per le attività commerciali e residenziali. La storia di quella che potrà a pieno titolo essere incoronata come la città più ecosostenibile del mondo nasce circa dieci anni fa quando la società immobiliare Kitson & Partners acquista il terreno del Babcock Ranch a un prezzo di 500 milioni di dollari da una famiglia che aveva posseduto la proprietà per quasi un secolo. Come parte dei termini dell’accordo, la società si impegna a vendere una grande porzione della proprietà – il 90% del totale – allo Stato perché diventi una riserva naturale, la attuale Babcock Ranch Preserve (295 kmq), nella quale la Pantera della Florida e l’orso nero trovano rifugio.

 

Il piano energetico del Babcock Ranch

Kitson & Partners hanno così deciso di essere tra i primi a perseguire gli obiettivi del presidente degli Stati Uniti Barack Obama, che ha sostenuto di puntare a portare al 25% entro il 2025 la produzione di energia necessaria al fabbisogno statunitense attraverso fonti rinnovabili (), cercando così di liberare il Paese dalla sudditanza nei confronti del petrolio. Dal punto di vista energetico, Babcock Ranch, grazie alla collaborazione con la Florida Power and Light (Fpl), una società di servizi con sede in Florida, sarà alimentato da un impianto fotovoltaico di circa 300 kW posizionato sul tetto di uno dei shopping centre della città e da due grandi impianti a terra da circa 75 MW ciascuno,9a7388c5-5511-47be-bfa6-5c91f353ea4e il primo dei quali verrà installato entro la fine di quest’anno e coprirà una superficie di circa 1,79 chilometri quadrati. Questi impianti saranno le fonti principali di energia dell’intera cittadina e consentiranno di arrivare a produrre i fabbisogni residenziali e commerciali annui: le stime parlano di cifre di 4,2 GWh per i primi e 5,4 GWh per i secondi. Ovviamente i costruttori hanno pensato anche ai momenti di minor disponibilità di sole e per questo sarà utilizzata una centrale a gas naturale che sarà in grado di colmare, al bisogno, il divario energetico. Per quanto riguarda i consumi, poi, tutte le abitazioni residenziali saranno predisposte per l’installazione del fotovoltaico e ogni acquirente deciderà se, attraverso una rete smart grid, essere collegati al sistema e produrre più energia di quella necessaria al proprio fabbisogno per venderla a chi ne avrà necessità. All’interno della città, poi, si lavorerà per mettere al bando le auto normali e per incentivare i mezzi elettrici o ibridi e la costruzione di percorsi pedonali e ciclabili. Infine l’illuminazione stradale verrà gestita attraverso una rete di pannelli solari a batteria collegati per ogni punto luce: questi potranno accumulare durante il giorno l’energia da diffondere poi di notte.

 

Gli Stati Uniti, un paese virtuoso nella scelta del solare

Se per il Babcock Ranch si prevedono comunque tempi lunghi perché l’intero progetto sia portato a termine, ci sono già numerose realtà americane che hanno scelto il solare come fonte di energia. Il più eclatante è il caso delle Hawaii, tra i cinquanta Stati degli Usa, il primo a essersi dato l’obiettivo di vivere esclusivamente di energie rinnovabili entro il 2045. Qui ben il 12% delle abitazioni è sormontato da pannelli solari anche perché, in questo arcipelago in mezzo all’Oceano Pacifico, il sole è protagonista mentre l’energia elettrica, generata in larghissima parte da petrolio e gas naturale, costa tre volte e mezzo in più della media nazionale. I numeri dello sviluppo del solare ha davvero dell’incredibile: nel 2011, anno considerato glorioso per l’espansione dei pannelli, vi è stato un incremento del 259%, nel 2012 del 248%. Le difficoltà maggiori si riscontrano nella capacità della rete energetica di rispondere alle richieste degli abitanti. A fronte di un 95% della popolazione che si dichiara interessato a passare al solare, la rete pubblica si ritrova impossibilitata a rispondere a tali grandi flussi. Così sono molte le persone che decidono di staccarsi dalla rete e diventare completamente autonome e autosufficienti dal punto di vista energetico, con pannelli e batterie. Ma è in tutti gli Usa che il solare sta crescendo a un ritmo vertiginoso: il 2015 infatti è risultato l’anno nel quale sono stati installati più pannelli fotovoltaici in assoluto. Secondo Barry Fischer del blog di SolarCity, il più grande installatore solare Usa, le principali ragioni di tale successo sono tre: «Il costo dei pannelli solari è crollato, l’importanza del solare è fondamentale per combattere i cambiamenti climatici e le politiche pro-solari sono diventate mainstream». Ma la vera forza che ha portato a raggiungere numeri così sorprendenti sta in realtà in un fenomeno semplice e al contempo esponenziale: l’imitazione. In uno studio condotto nello stato del Connecticut da Kenneth Gillingham, della Yale School of Forestry & Environmental Studies, e da Marcello Graziano dell’università del Connecticut e pubblicato nel 2014 sul Journal of Economic Geography risultava evidente quello che i ricercatori hanno definito il “neighbor effects”. L’energia solare si stava espandendo in tutte le classi sociali, stava prendendo piede più rapidamente nei centri piccoli e medi che nelle grandi città. Questo significava che la scelta di acquistare i pannelli non derivava dalla ricchezza ma da un altro fattore, stabilito con un dato oggettivo: l’aggiunta di un pannello solare su un tetto aumentava di 0,44 il numero medio di impianti nel raggio di mezzo miglio. La forza era quella del “contagio” tra vicini, una fonte facile di informazioni per capire la validità del solare e poi decidere, eventualmente, di seguirne l’esempio. Tra le città maggiormente “contagiose” Fort Collins, in Colorado, dove il 69% del fotovoltaico è stato installato seguendo il consiglio di un amico, al secondo posto Kona, di nuovo le Hawaii (64%), e al terzo Gloucester Township, nel New Jersey (62%).

 

L’Italia sceglie il solare per le proprie città

Nel nostro Paese, dove l’energia solare copre ben l’8% dei suoi consumi energetici, in media, nel 2014, in ogni comune italiano è stato installato almeno un impianto fotovoltaico. Lo sviluppo del solare è andato di pari passo con quello di tutte le energie rinnovabili: le nostre città hanno intatti fatto massicciamente ricorso a tali energie, con una percentuale del 38,2% sui consumi elettrici. Secondo un rapporto di Legambiente sui Comuni rinnovabili 2015 il primo comune al top per quanto riguarda lo sviluppo del solare è stato quello di Macra, una piccola realtà in provincia di Cuneo che è riuscita a soddisfare, per intero, il fabbisogno energetico dei suoi cittadini grazie al ricorso all’energia solare e all’installazione di una serie di impianti fotovoltaici. 92700f7a-d26e-42e8-a85f-31379fad1f08Forlì, in Romagna, ha invece vinto il premio Buona Pratica per l’innovazione: qui è stato infatti inaugurato il primo campo solare termico in Italia, realizzato interamente con materiali riciclabili. Vi è poi il caso della Città del Vaticano che già nel 2008 si è posta l’obiettivo, prima in Europa, di raggiungere entro il 2020 il risultato del 20% di energia prodotta da fonti rinnovabili. Come primo passo è stata decisa l’installazione di pannelli solari sull’Aula Nervi, uno degli edifici più moderni e quindi più compatibili con tecnologie di questo tipo. Il generatore ha una potenza di picco di 221 chilowatt data dai 2.400 moduli fotovoltaici installati. I 300 megawatt/ora annui di energia elettrica “pulita”, prodotti dal generatore solare, vengono immessi nella rete elettrica Vaticana a parziale copertura dei consumi della stessa Aula e dei palazzi limitrofi.

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