Maggiore autosufficienza energetica significa minori costi per il sistema pubblico dell’elettricità, ma soprattutto maggiore efficienza e minore inquinamento. Secondo Beia Spiller e Kristina Mohlin dell’Environmental Defense Fund (https://www.edf.org/), una delle maggiori organizzazioni ambientali non-profit del mondo, è importante analizzare come i comportamenti dei consumatori possano influenzare le tre differenti parti in cui è suddiviso il sistema elettrico: produzione, trasmissione e distribuzione. In tutto il mondo, infatti, il sistema dell’elettricità si sta trasformando sempre più da un modello in cui l’energia elettrica fluisce in una sola direzione (dall’impianto all’utilizzatore finale) a uno in cui sono gli stessi consumatori a partecipare attivamente diventando loro stessi fornitori di energia. Ed è proprio analizzando l’impatto di ogni scelta individuale nei tre settori del mercato elettrico che è possibile intervenire per velocizzare il passaggio a questo nuovo modello di consumo – quello dell’autosufficienza energetica – e aumentare i conseguenti benefici, sia a livello ambientale che economico.
Autosufficienza energetica vuol dire meno inquinamento
La prima parte del sistema elettrico è quella della generazione di energia. I generatori e le centrali elettriche hanno il compito di convertire in energia elettrica le diverse forme di energia che possono essere quelle più tradizionali, come il carbone o il gas, oppure quelle più alternative e green, come il sole,
Un sistema di trasmissione più efficiente e più “local”
Una volta generata l’energia elettrica deve essere trasportata e ciò avviene attraverso apposite linee di trasmissione. Nel nostro Paese la società che si occupa della trasmissione è Terna (https://trasmissione-energia.terna.it/trasmissione.aspx#Cos-e-Il-sistema-di-trasmissione-dell-elettricita?-) che lo fa attraverso un sistema complesso composto da numerosi elementi: i trasformatori di AAT (altissima tensione) che ricevono e trasformano l’energia dalle centrali elettriche nazionali (o dai punti di confine per l’energia importata); le linee elettriche di AAT e di AT (alta tensione)
L’ultimo step: la distribuzione agli utenti finali
Si tratta dell’ultima fase nel processo di consegna dell’elettricità all’utente finale dopo la produzione e la trasmissione e si realizza attraverso un’infrastruttura di rete tipica qual è la rete di distribuzione elettrica capillare fino agli utenti o utilizzatori finali. Generalmente tale rete comprende linee elettriche a media tensione e linee a bassa tensione, impianti di trasformazione AT/MT (cabine primarie), trasformatori su pali o cabine elettriche a media tensione, sezionatori e interruttori, strumenti di misura. Su alcuni elementi che compongono il settore della distribuzione, come ad esempio la fatturazione o i costi unitari, l’utente finale non può certo intervenire. Altri elementi, invece, come i costi dovuti alle infrastrutture di rete (come i pali, i trasformatori, i fili) possono essere influenzati dai maggiori o minori consumi, e quindi direttamente dal consumatore. Su tali infrastrutture, poi, devono spesso essere realizzati costosi interventi di manutenzione, ad esempio per assicurare l’efficienza del sistema ed evitare i blackout. Maggiore richiesta di energia, soprattutto nei momenti di picco, significa dunque un consequenziale aumento dei costi. Un esempio che arriva dagli Stati Uniti: il servizio pubblico locale di New York City (Consolidated Edison) prevede un investimento di un miliardo di dollari in una nuova sottostazione per accogliere l’aumento della domanda proveniente dalla zona di Brooklyn-Queens.
L’utente finale: manager della propria energia
Ecco come Beia Spiller e Kristina Mohlin spiegano l’influenza che il consumatore, incentivato ad arrivare all’autosufficienza energerticTernaTa, può avere sull’intero sistema: “Consideriamo l’utilizzatore di pannelli solari per la propria abitazione. Ogni casa dotata di pannelli porta a chiedere meno energia al sistema. Ciò significa una riduzione dei costi e l’uso dei fondi, che sarebbero stati impiegati per creare nuovi trasformatori o sottostazioni, da investire per migliorare l’efficienza energetica o per incentivare più clienti a generare la propria energia elettrica”. Tornando al caso di New York, la Consolidated Edison sta studiando per identificare soluzioni alternative che riescano ad evitare un investimento oneroso di miliardi di dollari per le necessità derivanti dalla zona di Brooklyn-Queens. Uno potrebbe appunto essere quello di promuovere l’uso di fonti alternative, abbinato, ad esempio, a speciali batterie che riescono a immagazzinare l’eccesso di energia solare prodotta durante il giorno per poterla poi usare nel periodo notturno, questo per ridurre notevolmente l’impatto di ciascun consumatore sul sistema pubblico nelle ore diurne. La soluzione dunque è molto semplice: l’aumento di energia elettrica prodotta dal sole porta a una diminuzione nella richiesta di elettricità indirizzata al sistema pubblico, quindi meno energia deve essere prodotta dalle centrali, meno deve essere trasmessa e meno distribuita, con una netta diminuzione dei costi e dell’impatto sull’ambiente. Sono molti, soprattutto in America, gli sforzi fatti per promuovere una maggiore sensibilizzazione riguardo al consumo elettrico: non solo nello stato di New York ma anche in Texas e in California, le amministrazioni locali stanno lavorando perché vi siano sempre più consumatori che scelgano, attraverso l’utilizzo di fonti alternative, di pesare meno sul sistema pubblico, in particolare nelle ore diurne, lavorando anche per garantire che i clienti che generano elettricità siano in grado di partecipare attivamente al mercato dell’energia elettrica. Questo assicurerà che le risorse energetiche redistribuite vengano pagate adeguatamente per i benefici che forniscono al sistema. Facendo sì che diventerà davvero vantaggioso per il consumatore finale optare per questa scelta, quella della autosufficienza energetica.