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Carbone addio, la scelta green della Scozia

La Scozia dice addio al carbone come fonte energetica e lo fa senza rimpianti. In un evento aperto ai lavoratori e davanti ai molti giornalisti intervenuti riuniti nella sala di controllo principale, Edimburgo ha spento la sua ultima centrale a carbone. Dopo 115 anni, la centrale di Longannet, l’ultima e più grande centrale elettrica a carbone della Scozia, è stata infatti definitivamente chiusa. Sappiamo da tempo che la letteratura scientifica che documenta come l’inquinamento causato dai combustibili fossili sia causa di gravi patologie umane sia ormai sterminata. Le centrali a carbone infatti emettono sostanze pericolosissime in grado di minacciare la salute. Dalle ciminiere delle centrali a carbone escono molti tipi di sostanze tossiche: metalli pesanti come arsenico e mercurio, polveri sottili e ultrasottili, anidride solforosa e biossido di azoto, per citarne solo alcuni. Inoltre, è stato dimostrato altrettanto bene come l’inquinamento atmosferico non sia un problema solo locale, ma in grado di diffondersi su aree molto più ampie e come alcuni contaminanti resistano nel tempo per un periodo molto lungo. Ma le problematiche legate al carbone non si fermano qui: infatti, le centrali elettriche a carbone di tutto il mondo impiegano una quantità acqua sufficiente a soddisfare i bisogni di un miliardo di persone. “Sappiamo che il carbone non solo inquina i nostri cieli e accelera i cambiamenti climatici, ma ci priva anche della nostra risorsa più preziosa: l’acqua”, ha detto Harri Lammi, attivista di Greenpeace. Con la storica chiusura di Longannet, quindi, la Scozia, un Paese di circa 5 milioni di persone, fa un importante passo in avanti per il futuro del nostro pianeta, mirando ad avere abbastanza energia rinnovabile per alimentare il 100% del suo fabbisogno di energia elettrica entro il 2020. La Scozia da tempo sembra già sulla buona strada per raggiungere i suoi obiettivi per l’energia verde, come vedremo in seguito. La produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili infatti è più che raddoppiata rispetto al 2007, costituendo oltre la metà dell’energia elettrica consumata. Questo aumento nelle rinnovabili in Scozia segue un massiccio investimento nelle turbine eoliche, risultando ospitare il più grande parco eolico di tutto il Regno Unito: Whitelee Wind Farm, situato vicino Glasgow, ha infatti una capacità di ben 539 megawatt e genera elettricità sufficiente ad alimentare quasi 300.000 case!

 

La fine dei combustibili fossili

Due anni fa, Scottish Power, l’impresa energetica del Regno Unito, controllata dalla spagnola Iberdrola, che possiede Longannet, si è dunque resa conto che l’impianto era anche troppo costoso da mantenere. La fine della centrale a carbone fortunatamente non si è fatta attendere a lungo. Ancora non sono state prese decisioni su quello che sarà fatto con il sito, anche se diverse proposte sono in fase di discussione, tra cui uno che dovrebbe fare di Longannet un centro di competenze sulle energie rinnovabili. Scottish Power ha comunque detto che delineerà un piano entro la fine dell’anno. Da parte loro, gli ambientalisti locali hanno ovviamente accolto in maniera favorevole la fine di Longannet, ricordando che l’impianto ha bruciato intorno a 4,5 milioni di tonnellate di carbone all’anno, ed è stato responsabile di un quinto delle emissioni di gas della Scozia. Adesso, con la chiusura di Longannet, l’unico impianto a combustibile fossile in Scozia resta un impianto a gas di Peterhead, nel nord-est. L’onere per produrre l’energia quindi ricadrà sulle spalle delle centrali nucleari e del gas, ma soprattutto sulle energie rinnovabili, in particolare sui parchi eolici.

 

Energia rinnovabile

È proprio in Scozia infatti, come detto, che è stato realizzato il più grande parco eolico del Regno Unito: il Whitelee Wind Farm, che si trova a 370 metri sopra il livello del mare, 15 km fuori Glasgow. Una realtà importante che evidenzia quanto la Scozia sia oramai indiscutibilmente un vero leader di energia green. Secondo i dati pubblicati sia dal Wwf che dal rapporto “Weather Energy”, in Scozia le turbine eoliche hanno generato in un solo mese l’energia elettrica capace di alimentare circa 3.045.000 case della Gran Bretagna. “Il vento e il sole della Scozia, in silenzio e in modo pulito, hanno aiutato a tenere le luci accese nelle case di tutto il paese”, ha commentato all’Ansa il direttore del Wwf Scozia, Lang Banks. L’associazione ambientalista ha sottolineato inoltre che “mentre le centrali nucleari sono state costrette a chiudere a causa di crepe, l’eolico e il sole della Scozia hanno contribuito ad alimentare elettricità per il Paese. Con l’energia eolica che produce elettricità sufficiente ad alimentare la totalità delle esigenze di ogni casa in Scozia, è stato davvero un periodo eccezionale per le energie rinnovabili in Scozia. Per le decine di migliaia di famiglie scozzesi che hanno installato pannelli solari per generare elettricità o acqua calda, anche durante l’inverno un terzo o più delle loro esigenze sono state soddisfatte dal sole, contribuendo a ridurre la loro dipendenza da carbone, gas o anche dal petrolio”. Infatti non è soltanto la forza del vento a mettere la Scozia in primo piano sul fronte energetico. Il Wwf ha dimostrato che l’energia solare raccolta dai pennelli fotovoltaici delle abitazioni è riuscita a soddisfare il 46% del fabbisogno elettrico di una casa media ad Edimburgo, il 38% a Inverness, 37% a Glasgow ed il 33% ad Aberdeen. Inoltre, dai dati del governo, è emerso che nei primi tre mesi di quest’anno la Scozia ha generato un record di 6.678 Gwh di energia elettrica da fonti rinnovabili, del quale l’eolico ha coperto 4.214 Gwh. “Il carbone è stato a lungo la forza dominante nell’arsenale per la produzione dell’energia elettrica in Scozia – ha detto Hugh Finlay, direttore di Scottish Power –. Ma la chiusura di Longannet segna la fine di un’epoca”. “Per un Paese che praticamente ha inventato la rivoluzione industriale, questo è un passo estremamente significativo, che segna la fine del carbone e l’inizio della fine per i combustibili fossili”, ha concluso Richard Dixon direttore di Friends of the Earth Scotland.