Si potrebbe pensare che il problema dello spreco alimentare possa riguardare Paesi con una tradizione culinaria e un amore per il cibo meno sviluppati del nostro. In Italia tra novelli Mastercherf e esperti degustatori, il cibo è certamente di primaria importanza, fa parte della nostra cultura, lo amiamo, lo studiamo, ne parliamo… e, purtroppo, ne sprechiamo anche. Ebbene sì, l’Italia, nonostante questa grande passione diffusa dal Nord al Sud della Penisola, non si sottrae alla preoccupante piaga dello spreco alimentare.
Spreco alimentare: un problema mondiale
Per capire bene cosa intendiamo quando parliamo di spreco alimentare possiamo leggerne la definizione proposta dal sito “One planet food”, il sito del Wwf dedicato all’alimentazione sostenibile: “Il termine spreco è definito come l’insieme di quei prodotti alimentari che hanno perso valore commerciale e che vengono scartati dalla catena agroalimentare, ma che potrebbero essere ancora destinati al consumo umano. Si tratta di prodotti perfettamente utilizzabili, ma non più vendibili, e che sono destinati a essere eliminati e smaltiti, in assenza di un possibile uso alternativo. I prodotti così classificati perdono le caratteristiche di ‘merce’, ma non quelle di ‘alimento’, quindi sono prodotti invenduti ma non invendibili” (http://www.oneplanetfood.info/sprechi-alimentari/lo-spreco-alimentare/).
Una nuova legge è in arrivo: già approvata alla Camera
È di pochi giorni fa (precisamente del 17 marzo) l’approvazione alla Camera della cosiddetta legge Gadda, sulle “Norme per la limitazione degli sprechi, l’uso consapevole delle risorse e la sostenibilità ambientale”. Tale normativa ha previsto numerose iniziative per cercare di combattere lo spreco alimentare, in tutte le sue forme e le sue origini. Tra le proposte più importanti, la possibilità offerta agli operatori del settore agroalimentare di donare le eccedenze agli indigenti, nel caso di materie idonee al consumo umano, oppure offrirle ad animali o per il compostaggio, nel caso di materie non idonee al consumo umano. In queste importanti operazioni, però, devono sempre essere assicurate le norme igienico-sanitarie in linea con le normative europee. Gli operatori del settore, infatti, sono considerati responsabili del mantenimento dei requisiti igienico-sanitari dei prodotti alimentari fino al momento della cessione. Tra i prodotti che potranno essere ceduti ci sono anche gli eventuali alimenti confiscati che, dopo apposita decisione del giudice, saranno indirizzati a enti privati costituiti per il perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche e solidaristiche. La legge prevede anche una campagna di sensibilizzazione verso il problema dello spreco alimentare, che sarà veicolata attraverso interventi in trasmissioni televisive e radiofoniche della Rai. Dalle mense ai ristoranti, lo spreco alimentare sarà combattuto in diversi luoghi. Quindi, prendendo esempio dalle famose e già molto diffuse Doggy-Bag, utilizzate in tutto il mondo per riservare agli amici animali quegli alimenti non consumati nei pasti al ristorante, nasce la Family-Bag: in questo caso, le Regioni vengono sollecitate a stipulare accordi con gli operatori della ristorazione per dotarli di appositi contenitori, riciclabili, adatti a trasportare alimenti e quindi utilizzabili dalle famiglie per portare a casa gli avanzi dei pasti. Per le mense, invece, nelle scuole, negli ospedali, nelle aziende, interverrà il Ministero della Salute con apposite indicazioni volte a ridurre gli sprechi e a favorire comportamenti maggiormente responsabili.
Dalla esperienza di Expo, contro lo spreco alimentare l’aiuto del Web
Questa nuova legge, che dovrà ora passare al vaglio del Senato, ha visto gli albori in concomitanza con l’apertura di Expo che, alla tematica dello spreco alimentare, ha dato una grande visibilità. Proprio secondo la prima firmataria della legge, l’onorevole Maria Chiara Gadda, Expo ha dato nuovo impulso alla discussione sulla nuova legge, favorendo il testo che ora è in Parlamento grazie al confronto con le associazioni e gli operatori del settore. Durante l’Esposizione Universale sono state presentate numerose best practices messe in atto per combattere lo spreco alimentare, tante di queste sviluppate sfruttando le nuove tecnologie. Tra queste vogliamo citare l’iniziativa di LMSC “Last minute sotto casa” (http://www.lastminutesottocasa.it/), un’esperienza di social market nata a Torino: grazie al sito omonimo, i negozianti possono mettere in vendita a prezzi convenienti la merce fresca che rischia di avanzare. Le persone iscritte possono approfittarne facendo del bene alle proprie tasche e al pianeta. Un’alta soluzione 2.0 arriva da I Food Share (http://www.ifoodshare.org/Informazioni.aspx), una piattaforma web che permette la condivisione del cibo in eccedenza. Chiunque può donare prodotti agroalimentari e metterli in condivisione per evitarne semplicemente lo spreco.